Stefano Veraldi
Direttore scuola di specializzazione in dermatologia e venereologia, Università di Milano ochi lo conoscono, ma chi vi ha avuto a che fare sa quanto possa essere insidioso. Stiamo parlando del lichen, una dermatite non troppo comune, ma neanche rara, le cui cause non sono ancora ben chiare. «È una malattia infiammatoria che in genere colpisce la pelle (a eccezione del viso), ma che può interessare anche le mucose, per esempio la bocca o la vulva — spiega Stefano Veraldi, direttore della Scuola di specializzazione in dermatologia e venereologia dell’Università di Milano —. Non è né infettiva né contagiosa e può durare a lungo (settimane, mesi, talvolta addirittura anni), con fasi acute alternate a momenti di relativo miglioramento». Come si presenta? «Il lichen della pelle è caratterizzato dalla comparsa di papule, cioè lesioni di forma rotondeggiante, più o meno rilevate e di colore variabile dal rosso al viola. Le papule possono essere localizzate in aree specifiche, per esempio la superficie flessoria dei polsi, oppure essere diffuse un po’ in tutto il corpo. Le lesioni hanno una loro evoluzione naturale: all’inizio sono rosso-violacee e in rilievo, poi, quando iniziano a guarire, diventano brune e si appiattiscono, infine scompaiono. Ma ciò che veramente caratterizza il lichen cutaneo è l’intenso prurito. Quando la malattia colpisce le mucose, per esempio il cavo orale, si presenta con piccole chiazze biancastre che appaiono per lo più nell’interno delle guance, ma a volte anche su gengive, labbra e lingua. Talvolta in bocca si possono formare delle ulcere dolorose o che causano una sensazione di bruciore. In rari casi, il lichen può interessare le unghie di mani o piedi, che si presentano con solchi per tutta la lunghezza, diventano fragili e tendono a spezzarsi». Da che cosa può essere scatenato? «Le cause sono sconosciute, anche se è verosimile il coinvolgimento del sistema immunitario, dal momento che l’infiltrato, cioè le cellule che si trovano al di sotto dell’epidermide nei preparati istologici, risulta ricco di un particolare tipo di globuli bianchi, i linfociti T. In alcuni casi è, inoltre, evidente il legame con particolari condizioni, in particolare con l’epatite cronica (B o C). Lo sviluppo di un’eruzione lichenoide può verificarsi anche in corso di terapia con alcuni farmaci, tra cui i tradizionali antinfiammatori non steroidei. Infine, è stato ipotizzato un legame tra stress e lichen, anche se si tratta di un rapporto difficile da stabilire. In particolare si è notato che a stress acuti e violenti può seguire un lichen acuto e diffuso». Come si diagnostica? «Di solito il lichen è facilmente riconoscibile tramite l’attenta osservazione delle lesioni, tuttavia per avere una diagnosi certa occorre eseguire una biopsia della cute con esame istologico. A questo scopo basta prelevare una piccola porzione di pelle». Quali sono i trattamenti possibili? «Nella maggior parte dei casi il lichen è una malattia benigna che tende a guarire in modo spontaneo, anche se a volte con tempi lunghi. Per favorirne la risoluzione si ricorre all’uso di cortisonici, da applicare in sede nelle forme localizzate, o da assumere per bocca in quelle diffuse. Gli antistaminici vengono, invece, usati per alleviare l’intenso prurito. Per contrastare il lichen del cavo orale si possono usare collutori contenenti cortisone. Alcuni studi segnalano che in rari casi le lesioni orali possono degenerare in carcinoma spinocellulare. Per questo motivo è sempre buona regola eseguire dei controlli periodici da un dermatologo o da uno stomatologo».