Fausto De Stefani: «Oggi il coraggio è andare a valle»
«Il vero atto di coraggio, per un alpinista oggi sull’Himalaya e non bloccato dalle valanghe, non è salire verso la vetta, ma scendere a valle. Per dare una mano alla popolazione. Tende, corde, imbragature e telefoni satellitari servono molto di più ai terremotati che agli alpinisti». Fausto De Stefani, 63 anni, mantovano, è il secondo italiano, dopo Messner, e il sesto al mondo ad avere scalato tutti gli Ottomila. Anche se tiene di più ad altre imprese. Tipo quelle contro chi vorrebbe fare della montagna un luna park per danarosi in cerca d’adrenalina.
«Temo che, per il Nepal, quelle scosse possano essere un colpo mortale. Da solo, non riuscirà mai a risollevarsi. Serve l’aiuto della comunità internazionale. Che, purtroppo, proprio nelle emergenze dimostra tutta la sua disunione». Quanto al governo nepalese, De Stefani ne ha più volte toccato con mano inefficienze e corruzione. «Posso ben immaginare il caos di queste ore. È dura trovare interlocutori in tempi normali, figuriamoci adesso. Perciò la cosa più importante, al momento, è riuscire a coordinare gli aiuti. Io sto cercando di mettere insieme un gruppo di medici che possa partire nelle prossime ore».
Il mondo degli alpinisti farà la sua parte? «Non lo so. L’alpinismo è solo lo specchio della nostra società ed è peggiorato assieme a quella. Una volta camminavi per giorni per arrivare al campo base. Adesso ti ci portano in elicottero. E, al ritorno, tutti di corsa a far registrare l’impresa, senza mai fermarsi in un villaggio, magari per dare una mano a un vecchio che zappa».
La sua zappa, lui l’ha presa in mano molti anni fa. A Kirtipur, poco fuori Kathmandu, la Rarahil Memorial School oggi ospita 830 ragazzi. È costata 3 milioni di euro, raccolti da De Stefani con la Fondazione Senza Frontiere. Ha resistito alle scosse, nessun ferito. Non per puro caso. «Un ingegnere mi propose di risparmiare 130 mila euro sui sistemi antisismici. Gli risposi che, se pensava di risparmiare sulla sicurezza dei ragazzi, di euro non ne avrebbe più visto uno».