Il cancello viene tenuto legato alla rete da un filo di ferro: da qui può entrare anche un’auto
Venerdì inizia l’esposizione, il tempo stringe. Va da sé che questo «fronte» del cancello, a metà strada tra la stazione ferroviaria e il carcere di Bollate, oltre a evidenziare la fragilità del sito dell’Expo nonostante le migliaia di rassicurazioni, racconta come si possa entrare e girare evitando i canali previsti dal regolamento. Fino ad adesso — si spera — dal cancello sarebbero transitati solo «innocui» operai, muratori, elettricisti. Italiani e stranieri. Bisogna capire se davvero è andata così, chi e come potrà dimostrare il contrario, chi sono gli abusivi e se questi abusivi potrebbero essere addirittura lavoratori «in nero». Un «nero» che potrebbe essere un «effetto collaterale» della catena di subappalti magari sconosciuti agli organizzatori dell’esposizione universale, invece «traditi» dai vincitori degli appalti.
Già si è polemizzato, per voce di altre società di sicurezza con importanti clienti, su quali garanzie possano fornire le aziende di vigilanza volute da Expo. L’aggiudicazione dei servizi — è l’accusa — sarebbe stata fatta al ribasso. E le aziende starebbero esternalizzando parecchi servizi. Con la scelta che andrebbe su altre ditte a volte ritenute «poco affidabili» dalle stesse nazioni «titolari» dei padiglioni stranieri (compresi Paesi di peso e di potere); e con i lavoratori delle ditte che non sempre risponderebbero ai requisiti necessari. Vero? Oppure sono voci maligne alimentate