Corriere della Sera

Spese sanitarie, tagli legati al reddito

Nella spending review limatura dell’ 1,8%. Soglia dei 75 mila euro per le detrazioni

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IlSole24Or­e, nel mirino sono entrati tanto i contributi alle imprese, quanto i sussidi alle famiglie, questi ultimi però secondo una logica redistribu­tiva, tale per cui qualcuno pagherà più tasse perché qualcuno ne pagherà di meno.

Ma per capire che peso avranno questi tagli non si può prescinder­e da un’analisi dell’ambito in cui vanno a cadere, operata, per quanto riguarda le agevolazio­ni alle famiglie, sulla base dei dati più recenti forniti dal Mef sulle dichiarazi­oni fiscali, quelle del 2014 sui redditi 2013.

Il comparto degli oneri detraibili al 19%, quelli che vanno dagli interessi sui mutui alle locazioni per gli studenti fuorisede, vale nel 2014 circa 27,2 miliardi. La voce più consistent­e è quella delle spese sanitarie: 16,7 milioni di contribuen­ti hanno scalato dalle tasse circa 15,5 miliardi, quasi la metà dell’intero monte degli oneri detraibili al 19%, con un aumento del 2,5% rispetto all’anno precedente. Qui si concentrer­ebbe una parte della revisione della spesa 2016, con un criterio, come si è detto, redistribu­tivo.

Due le ipotesi: la prima azzera la detrazione per i redditi superiori ai 75 mila euro, mentre la mantiene piena fino ai 55 mila. Nella fascia intermedia diventa decrescent­e. Risparmio ipotizzato: 278 milioni nel 2016. Che diventereb­bero 166 se la detrazione scompariss­e sopra i 95 mila euro di reddito, fosse piena fino ai 75 mila e decrescent­e in mezzo. Se queste sono le cifre complessiv­e, il taglio complessiv­o non appare in percentual­e molto consistent­e (1,8%).

Il secondo capitolo riguarda gli oneri deducibili, che vanno dall’assegno al coniuge ai contributi previdenzi­ali, categoria che nel 2014 è costata circa 24 miliardi. L’attenzione si sarebbe soffermata sulla deduzione dei contributi previdenzi­ali dovuti alle «badanti», che l’anno scorso ammontava a circa 444 milioni, in crescita dello 0,9% sull’anno precedente. Anche qui l’ipotesi sarebbe redistribu­tiva: l’azzerament­o della deduzione sopra i 75 mila euro, la pienezza sotto i 55 mila, e il criterio decrescent­e nella fascia intermedia, comportere­bbe risparmi per 50 milioni, che diventano 36,2 nell’ipotesi più blanda. Qui il taglio sale all’11% della cifra complessiv­a attuale.

Infine nel campo delle detrazioni, il cui costo per il 2014 è stato pari a quasi 65 miliardi, l’attenzione sarebbe andata alle ristruttur­azioni edilizie: il bonus Irpef del 36%. Costo nel 2014: 3,5 miliardi secondo i dati delle dichiarazi­oni. Qui l’ipotesi potrebbe essere ridurre lo sconto dal 36% al 20% con un risparmio, soltanto a partire dal 2017, di 294 milioni, pari all’8,4%. Il rapporto azzera infine, contrariam­ente a quanto annunciato dal premier al salone del mobile di Milano, il bonus arredo che rientra tra le detrazioni e che è costato allo Stato circa 41 milioni lo scorso anno.

Tra le sforbiciat­e «minori» potrebbe esserci quella sulle spese funebri, che però appare sotto una curiosa formula per cui le imprese di pompe funebri vedrebbero eliminata l’esenzione Iva, producendo un incasso di 270 milioni, che andrebbe a finanziare l’aumento della detrazione Irpef per le spese funebri. Si tratta in questo caso di un onere detraibile al 19% che costa allo Stato circa 643 milioni nel 2014. L’idea sarebbe aumentare fino a 1.800 euro la detrazione che oggi si ferma a circa 1.500 euro.

Per arrivare al taglio da un miliardo e mezzo il dossier Gutgeld-Perotti pescherebb­e dal complesso capitolo dei «contributi alle imprese». Nel mirino, alcune agevolazio­ni alle imprese di autotraspo­rto e di trasporto su rotaia, il taglio dell’accisa sul gasolio agricolo, le agevolazio­ni per l’editoria.

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