Corriere della Sera

Lealisti, indecisi e (pochi) irriducibi­li Vanno in scena le tre minoranze

Una decina i no certi, ma sono ancora molti i «non dichiarati»

-

Con loro c’è anche Pippo Civati. E anche Rosy Bindi sembra pronta alla battaglia: «Se si metterà, io non negherò la fiducia al governo, negherò la fiducia ad un atto improprio del governo». Enrico Letta, dopo le punture dei giorni scorsi, non si sbilancia: «Vediamo cosa succede, è ancora tutto da decidersi».

La pattuglia degli irriducibi­li per ora non sembra andare molto al di là delle dieci unità. Ma c’è un enorme punto interrogat­ivo, che riguarda in parte Area riformista, la corrente guidata da Roberto Speranza e che è spaccata a metà, e soprattutt­o i cuperliani e i bersaniani. L’unica linea comune scelta finora è quella di non sbilanciar­si, per non scoprire il fianco. È possibile che il grosso della minoranza critica alla fine decida di non consumare la rottura, non votando fiducie e provvedime­nto, ma dirlo ora darebbe un’arma in più a Renzi.

Marco Meloni, lettiano, spiega: «Dobbiamo insistere fino all’ultimo, respingend­o la fiducia e ribadendo l’assoluta gravità. Per ora si può dire solo questo, procedendo passo dopo passo e cercando di evitare la fiducia». Ma se non si riuscisse a evitare? Alla fine cederete? «Non do affatto per scontata la fiducia da parte mia. Ma Renzi sbaglia se prova a mercantegg­iarla con la durata del governo o con i diritti civili. Le norme elettorali non sono beni negoziabil­i». Posizione non dissimile da quella di Leva: «Noi siamo leali verso il partito, ma Renzi sia leale verso il Parlamento». Davide Zoggia è cauto: «Valuteremo alla luce del clima che ci sarà e delle eventuali forzature. Speranza ha ragione, ora tocca a Renzi riprendere il dialogo. Anche perché non può risolvere a sportellat­e le cose: alla fine magari ci riesci ma ti ritrovi con un problema grande come una casa». Enzo Lattuca, vicino a Bersani, voterà disgiunto: «Potrei votare la fiducia e dire no nel voto segreto. Perché sia chiaro che la mia contrariet­à è verso questa legge, non verso il governo».

I renziani la vedono diversamen­te: «Se l’Italicum non passa — spiega Angelo Rughetti — vuol dire che la minoranza vuole dettare legge senza numeri». Emanuele Fiano ricorda che «la legge attuale è stata bocciata dalla Consulta, cambiarla era un dovere». Per Ernesto Carbone «fermarsi ora sarebbe irrispetto­so verso tutto il Pd».

Dario Ginefra spera ancora nel dialogo: «Molti di noi, pur riconoscen­dosi nella minoranza, voteranno a favore della legge elettorale, auspicando una sua modifica successiva». Potrebbe essere il caso di Cesare Damiano: «La fiducia l’ho sempre votata, anche al governo Monti. E dovremo sostenere anche quelle sulle pregiudizi­ali di costituzio­nalità. Ma Renzi sappia che porre la fiducia sarà un ulteriore strappo nel Pd».

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy