In 2.000 scappano ogni mese Così l’ex colonia italiana è diventata la prigione d’Africa
preso. Gli ordinano di tornare al suo posto, se non vuole farsi arrestare. Al campo viene punito. Cinque giorni la tortura dell’otto, un paio di volte al dì gli slegano un braccio per un sorso e un boccone. Un giorno che è di turno alla frontiera, prova a scappare. Gli va bene. Non gli sparano come succede ad altri. Entra nella schiera infinita dei Segre-dob, «coloro che attraversano il confine».
«Quell’uomo è il simbolo dell’Eritrea — dice Smith —. Alla fine mi ha chiesto cosa avremmo fatto per lui, ho risposto che potevamo almeno far conoscere la sua storia. “Per me sarebbe già molto”, ha sorriso prima di scomparire nella polvere del campo». Cosa volete che sia, per i Segre-dob come Issa, sopportare i trafficanti di uomini fino alle coste libiche. Lui con «gli schiavisti» è cresciuto a casa sua. Non ha soldi per proseguire l’odissea. Un posto su un barcone forse sarebbe già un miraggio.
Un miraggio anche per le 400 persone prigioniere a Misurata, in Libia, da mesi. Soprattutto eritrei. Lo denuncia don Mussie Zerai, riferimento in Europa di tutti i Segre-dob. In 60 viaggiavano verso Tripoli, avevano già pagato 1.600 dollari a testa per arrivare al porto. Scortati dai trafficanti sono stati fermati da un’altra banda, c’è stata una sparatoria (tre eritrei morti). Gli assalitori si sono
Regime Issa, 32 anni, torturato con mani e piedi legati dietro la schiena, nella posizione dell’«otto»
accaparrati la «merce umana», portandola in una «prigione» di Misurata. Lì c’è una donna libica che convoca i migranti uno alla volta: se vogliono essere liberati devono pagare altri 2.000 dollari, devono chiamare familiari o amici ai quali vengono date indicazioni su dove spedire il «riscatto». Cinquanta donne sono state portate via e non si sa che fine abbiano fatto.
Eccola, la dolce vita degli eritrei prima di incontrare il Mediterraneo. Mario Giro, sottosegretario agli Esteri, dice che il governo italiano fa della questione dei diritti umani una questione centrale nel dialogo con Afwerki. Il regime ha annunciato che ridurrà il servizio nazionale a 18 mesi. La gente non si fida, dice Smith. Asmara dovrebbe fare un gesto concreto, forte, come per esempio cominciare a liberare una parte dei 10 mila prigionieri politici.