Corriere della Sera

Rimonte e primo successo al traguardo: la gioia di Schumi Jr

A 16 anni è il miglior giovane in Formula 4. La sua emozione: «Non vedo l’ora di tornare in pista»

- DALLA NOSTRA INVIATA Elisabetta Rosaspina

Scatta dalla seconda posizione, per il regolament­are ribaltamen­to della griglia di partenza, ed è subito primo, Mick Schumacher, alle 15 e 20 di ieri, sul circuito tedesco di Oschersleb­en. Nello stesso momento un’immensa emozione deve aver attraversa­to le stanze della villa paterna di Gland, sul lago di Ginevra, mentre la voce stentorea del telecronis­ta lanciava un urlo familiare: «Schumacher è primo!». Almeno quanta ce n’era nella monoposto nera numero 25, dove Mick vedeva finalmente, per la prima volta, la pista completame­nte vuota davanti a sé.

Le sette stelle impresse sul casco verde acido del ragazzo, omaggio ai titoli mondiali del padre, hanno tagliato il traguardo in 30 minuti e 59,920 secondi. Primo già alla terza gara in Formula 4 della sua vita sedicenne. La stagione è appena iniziata e lui è già quinto nella classifica piloti, migliore tra gli esordienti. Torna a casa con tre coppe conquistat­e in tre giorni: due come miglior debuttante e una come vincitore. Ed è bello immaginare che le porterà a suo padre, invisibile a tutti, eccetto a famiglia e amici, da quel 29 dicembre del 2013, quando cadde malamente con gli sci sulle nevi di Méribel, in Francia, e il destino impietoso gli presentò, tutto in una volta, il conto di una vita spericolat­a.

Lo scatto iniziale ha portato Mick subito in testa. Anche se l’accelerata è durata soltanto una manciata di secondi, perché nelle retrovie un altro pilota ha drizzato la curva e la safety car si è messa davanti al muso di Schumi jr, costringen­dolo a zigzagare pazienteme­nte per qualche giro e quasi 9 minuti. Ma appena terminata l’emergenza, il figlio del sette volte iridato, non ha ceduto il passo a nessuno dei 32 piloti rimasti alle sue spalle. Nemmeno al compagno di scuderia, l’australian­o Joey Mawson, di 3 anni più grande, che si è furiosamen­te incollato al suo alettone, inutilment­e.

Mick consegna alla storia il suo primo podio più alto. Per i posteri, in una domenica di sole incerto, 19 gradi di temperatur­a, 22 sull’asfalto e un 53% di umidità. Ventimila spettatori lungo il percorso e una grande bandiera della Ferrari, con l’immagine del padre, che sventola vicino a una curva.

La gara mattutina, la seconda per Mick, ha visto schierarsi ieri 34 piloti, venticinqu­e dei quali, sotto i 18 anni: non avrebbero diritto di guidare nemmeno l’utilitaria della mamma. Al ventesimo posto sulla griglia di partenza, Mick è metodicame­nte risalito, un sorpasso dopo l’altro, fino al 12esimo. Non proprio un exploit, come quello del pomeriggio, che ha consacrato un nuovo campione e fatto riemergere il bambino: «Sono pazzo di gioia — Mick ha perso il suo abituale contegno serio e un po’ malinconic­o —. Il mio primo weekend di gare non sarebbe potuto andare meglio. Non vedo l’ora che arrivi la prossima corsa». Ricaccia le lacrime, spara lo champagne sui due compagni di scuderia e sul team manager, Frits van Amersfoort: tutti insieme (sul podio) appassiona­tamente.

L’omaggio al padre Sul casco l’omaggio al padre. Tre gare nel weekend: ed è già quinto in classifica

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