Claudia Zanella ha scritto un romanzo che è quasi un thriller. Pieno d’amore La protagonista muore subito. E la zia diventa mamma
Un’epidemia di peste (1665), un incendio che devastò Londra (1666) e una serie pressoché infinita di imprevedibili dissapori, di assai meschine calunnie, di rivalità tra geni condotte all’esasperazione, furono il contesto in cui nacque la modernità scientifica. Bubboni e fiamme, assieme ai benefici effetti della rivoluzione cromwelliana, conclusasi all’inizio degli anni Sessanta del Seicento, diedero una formidabile spinta alla ricostruzione del Paese. Il clima di selvaggia competizione all’interno della Royal Society fece il resto.
La Royal Society fu fondata nel 1660 e l’anno successivo fu riconosciuta dal sovrano d’Inghilterra Carlo II, che era tornato dall’Olanda per prendere il posto di Carlo I Stuart, il «re martire» giustiziato da Cromwell nel 1649. Grazie a questa Società e alla nascita delle prime riviste scientifiche, gli scienziati dell’epoca iniziarono a interagire tra loro in modo strutturato. Ed è a questo particolarissimo frangente storico che è dedicato lo straordinario libro di Andrea Frova e Mariapiera Marenzana Newton & Co. geni bastardi (con una brillante prefazione di Piergiorgio Odifreddi), in uscita domani per Carocci. Galileo Galilei, ricordano gli autori, era morto nel 1642, lo stesso anno in cui era nato Newton: «Una sorta di epocale passaggio di testimone nel campo della scienza». Il «magnifico circolo dei devoti discepoli di Galileo» — i vari Cavalieri, Torricelli, Castelli, Viviani e altri — aveva dato un apporto fondamentale alla diffusione in Europa del metodo scientifico «fertile di sviluppi e conquiste». Ma poi la scienza in Italia andò declinando. Perché? Le condizioni della penisola, «percorsa e devastata da eserciti stranieri, politicamente divisa» assieme all’«abiura di Galileo e alla presenza minacciosa dell’Inquisizione», la «mancanza di interesse per la scienza da parte dei vari sovrani più disposti a finanziare artisti e poeti di corte, la progressiva perdita di influenza delle potenze marinare Genova e Venezia (che avrebbero potuto costituire stimoli all’avanzamento scientifico e tecnologico)» furono, secondo i due storici, i principali fattori «che contribuirono a un ripiegamento provinciale su se stesso del Paese, incapace di tenere il passo con quanto accadeva nel resto d’Europa, in Francia, in Olanda e più ancora in Inghilterra».
Qui viene naturale un’obiezione: anche in Inghilterra la situazione politica nel XVII secolo era tesissima, le contese religiose erano più che infuocate, drammatici furono gli eventi bellici e politici, più che precaria la situazione economica… Perché allora questo boom della scienza ai tempi di Carlo II? Il fatto è, mettono in rilievo Frova e Marenzana, che «il regno, pur con molte
Non lasciatevi ingannare dal titolo: Tu e nessun’altra (Rizzoli) non è un romanzo d’amore. Non nel senso tradizionale, perlomeno. Perché la verità è che l’amore trabocca letteralmente dalle pagine di questo libro di Claudia Zanella, ma è amore nelle sue accezioni più svariate. Mai banale. Sempre intenso. A volte troppo. Insostenibile. Quello fra Irene e Viola è l’amore fraterno di due cugine cresciute come sorelle gemelle. Sono una l’opposto dell’altra e, forse anche per questo, diventate l’una per l’altra insostituibili.
Non avremo mai il piacere di conoscere di Claudia Zanella è edito da Rizzoli (pagine 320,
17)
Studioso
Robert Hooke (1635-1703) fu uno dei protagonisti della rivoluzione scientifica. Dal 1662 lavorò presso la Royal Society, l’accademia delle scienze inglese. Una forte rivalità lo divise da Isaac Newton, che, dopo la sua morte, ne fece eliminare i ritratti. Quello qui sopra è stato realizzato nel 2004 sulla base di fonti dell’epoca Viola: lei, la cugina intraprendente e bellissima, sparisce già nella prefazione del romanzo. Muore annegata lasciando a Irene non soltanto un carico di angoscia e di dolore difficilmente gestibili, ma anche un fagottino di tenerezza con gli occhioni nocciola, di nome Mia.
Ha due anni appena, Mia, una mamma annegata in una vasca da bagno, un futuro tutto da decidere e un papà che attraversa le pagine del romanzo come uno spettro. Quello spettro che ha fatto precipitare la vita di Viola dalla ribalta dorata alla depressione più cupa.
Era un’attrice da copertina di rotocalco, l’affascinante e inquieta Viola. Riviviamo i suoi splendori grazie al puzzle di ricordi della mai scomposta Irene, chiamata anche a mettere ordine nella casa romana della cugina, oltre che nella sua esistenza rocambolesca.
Viviamo pure la spietatezza assai realistica dello star system grazie alle descrizioni dell’autrice che nella vita reale è una brava attrice di cinema e televisione.
Viviamo, soprattutto, il tormento profondo di Irene. Sua zia, la mamma di Viola, ha chiesto proprio a lei di occuparsi di Mia, la bimba doppiamente orfana. Un’adozione, in qualche modo. Una responsabilità che Irene non sembra in grado di sostenere.
Ci sono anche molti uomini in questo romanzo, non solamente fantasmi. Ma forse l’unico che merita un posto d’onore ha quasi novant’anni e ci viene presentato con un nomignolo che l’autrice ha preso in prestito dalla sua vita: nonno Strike, un uomo che ha la tempra dei tempi della guerra e l’energia di un ventenne. È lui la vera colonna della famiglia. Lui, scopriremo, il punto di riferimento di tutte e due le belle cugine che hanno da poco superato i trent’anni ed erano convinte sarebbero invecchiate insieme
Scritto con leggiadria e sapienza, il romanzo di Claudia Zanella scorre fluido, con il ritmo di un thriller che ti intriga e ti incalza, pagina dopo pagina. Scoperta dopo scoperta. Fino al colpo finale.
Tocca a Irene guidarci nella selva degli affetti dell’indomita cugina che ha vissuto ogni attimo della sua vita come fosse l’ultimo. E noi le andremo dietro, frugando insieme con lei nelle pieghe dell’animo umano, lì dove si insidiano i segreti più meschini e i pensieri mai confessati.
Irene e Viola sono due «cugine gemelle», finché Viola annega nella vasca da bagno