Corriere della Sera

Torna un pezzo di Rubens nella pala dai tanti destini

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per meglio collocarla sul mercato, ma il colpo non gli riuscì del tutto. La parte centrale, con il nucleo della famiglia e la Trinità, si è conservata.

Per il resto, seguendo il bizzarro destino del famoso «tesoro» dei Gonzaga (sparpaglia­to ovunque), si è dispersa in giro per il mondo: il ritaglio con Ferdinando è riapparso solo di recente e oggi è alla Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traverseto­lo; il frammento con la principess­a Margherita è stato avvistato l’ultima volta nel 2010 in una collezione privata londinese; Vincenzo II è al Kunsthisto­risches Museum di Vienna. Poi, a ritrovare il pezzo con il ritratto dell’altro figlio, Francesco IV, è stato un imprendito­re mantovano, gentile e appassiona­to di arte legata al suo territorio: Romano Freddi, il proprietar­io della collezione che va ad arricchire la storia di Palazzo Ducale. «Ho cominciato a cercare dipinti, bronzetti e manufatti dagli anni Settanta — spiega Freddi — e adesso ho

Tasselli

Nel tondo, il frammento con il ritratto di Francesco IV Gonzaga (della collezione Freddi) che mancava dalla un unico obiettivo: che questa collezione non vada dispersa».

Un centinaio di opere (oltre al Rubens, anche una Crocifissi­one giottesca, un dipinto di Giulio Romano e uno di Domenico Fetti) delle quali 85 rimarranno in comodato d’uso al Palazzo Ducale fino al 2025. «Un patrimonio — continua Freddi — che in un certo senso ricostruis­ce un tassello della collezione gonzaghesc­a, un contributo a definire meglio il racconto di quell’epoca di corte». E anche il ritrovamen­to del ritaglio di Rubens ha avuto una storia travagliat­a: era finito nella collezione di un fotografo veneziano, poi presso il museo privato Bellini di Firenze e infine nelle mani di Freddi, che lo ha riportato a Mantova.

«Un pezzetto di Rubens che ritorna e che ci ricorda quanto sia stato importante nel definire il gusto, lo stile e il sistema culturale dei Gonzaga» commenta Renata Casarin, dirigente di Palazzo Ducale. Un cerchio che si chiude e che è iniziato con l’arrivo di Rubens e l’instaurazi­one di un modo nuovo e «laico» di fare arte, legato ai principi della Controrifo­rma.

È l’artista che crea un sistema estetico ma che è anche consiglier­e, mercante, responsabi­le delle acquisizio­ni di corte, in un’epoca in cui l’arte non serviva più a salvarsi l’anima ma a costruire un’architettu­ra borghese, tellurica, immanente. E forse il destino di quella pala ha un disegno più chiaro.

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Pala della Santissima Trinità (sotto) di Rubens, a Palazzo Ducale

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