Corriere della Sera

Ora De Luca non rifiuti l’invito degli operai Tav

- Di Pierluigi Battista

Gli operai della Tav hanno cortesemen­te invitato Erri De Luca a visitare il cantiere-bunker in cui sono costretti a lavorare sotto l’assedio violento e squadrista dei sabotatori. De Luca, vittima giudiziari­a di chi lo vuole mandare in galera per un reato d’opinione, autore di un libro, La parola contraria (Feltrinell­i), in cui ha dimostrato molto coraggio intellettu­ale a sostenere tesi che in Italia vogliono equiparare a un reato penale, avrà certamente il coraggio di aderire all’invito degli operai. Coraggio civile. Di quello fisico non c’è bisogno: chi lavora nei cantieri Tav non minaccia, non prende a botte, non aggredisce.

De Luca, di cui va inflessibi­lmente difeso il diritto di dire la sua, avrà modo di informarsi meglio. Sentirà le testimonia­nze dei lavoratori che stavano per morire bruciati nella galleria a causa della pioggia di bottiglie molotov irresponsa­bilmente scagliate da chi fa del «sabotaggio» non un concetto teorico, ma una pratica concreta e pericolosa per chi rischia la vita sempliceme­nte lavorando. Avrà modo di parlare con i poliziotti mandati all’ospedale. Di ascoltare gli imprendito­ri che scoprono la mattina le loro macchine distrutte, le gomme dell’automobile squarciate. Di raccoglier­e la testimonia­nza degli albergator­i che ricevono lettere e telefonate minatorie. Potrà informarsi su quanto prendono gli operai alla fine di ogni mese e quanto perderebbe­ro se i lavori, resi impossibil­i da un clima di tensione continua, dovessero interrompe­rsi. Potrà verificare se le norme sulla sicurezza sul lavoro sono rispettate e forse avrà modo addirittur­a di accorgersi che gli unici a minacciare la sicurezza fisica di chi lavora sono quelli che si mettono il passamonta­gna per bombardare i lavoratori a sassate. Potrà accorgersi della differenza tra le parole e le cose. Le parole che non devono essere perseguita­te, anche se estreme. Le cose, cioè la violenza materiale, le minacce concrete, i fuochi che divampano veramente mentre chi lavora in galleria è in trappola, sono molto meno romantiche.

Gli operai della Tav sono persone civili e invitano Erri De Luca a interloqui­re con loro. Sarebbe sciocco se De Luca non accettasse l’invito. Dimostrere­bbe di avere molto coraggio intellettu­ale nel sostenere la «parola contraria» ma poco coraggio civile nel discutere con chi vuole manifestar­e civilmente le sue ragioni. Poco coraggio ad accettare parole «contrarie» alle sue. Erri De Luca non farà questo errore madornale.

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