Ora De Luca non rifiuti l’invito degli operai Tav
Gli operai della Tav hanno cortesemente invitato Erri De Luca a visitare il cantiere-bunker in cui sono costretti a lavorare sotto l’assedio violento e squadrista dei sabotatori. De Luca, vittima giudiziaria di chi lo vuole mandare in galera per un reato d’opinione, autore di un libro, La parola contraria (Feltrinelli), in cui ha dimostrato molto coraggio intellettuale a sostenere tesi che in Italia vogliono equiparare a un reato penale, avrà certamente il coraggio di aderire all’invito degli operai. Coraggio civile. Di quello fisico non c’è bisogno: chi lavora nei cantieri Tav non minaccia, non prende a botte, non aggredisce.
De Luca, di cui va inflessibilmente difeso il diritto di dire la sua, avrà modo di informarsi meglio. Sentirà le testimonianze dei lavoratori che stavano per morire bruciati nella galleria a causa della pioggia di bottiglie molotov irresponsabilmente scagliate da chi fa del «sabotaggio» non un concetto teorico, ma una pratica concreta e pericolosa per chi rischia la vita semplicemente lavorando. Avrà modo di parlare con i poliziotti mandati all’ospedale. Di ascoltare gli imprenditori che scoprono la mattina le loro macchine distrutte, le gomme dell’automobile squarciate. Di raccogliere la testimonianza degli albergatori che ricevono lettere e telefonate minatorie. Potrà informarsi su quanto prendono gli operai alla fine di ogni mese e quanto perderebbero se i lavori, resi impossibili da un clima di tensione continua, dovessero interrompersi. Potrà verificare se le norme sulla sicurezza sul lavoro sono rispettate e forse avrà modo addirittura di accorgersi che gli unici a minacciare la sicurezza fisica di chi lavora sono quelli che si mettono il passamontagna per bombardare i lavoratori a sassate. Potrà accorgersi della differenza tra le parole e le cose. Le parole che non devono essere perseguitate, anche se estreme. Le cose, cioè la violenza materiale, le minacce concrete, i fuochi che divampano veramente mentre chi lavora in galleria è in trappola, sono molto meno romantiche.
Gli operai della Tav sono persone civili e invitano Erri De Luca a interloquire con loro. Sarebbe sciocco se De Luca non accettasse l’invito. Dimostrerebbe di avere molto coraggio intellettuale nel sostenere la «parola contraria» ma poco coraggio civile nel discutere con chi vuole manifestare civilmente le sue ragioni. Poco coraggio ad accettare parole «contrarie» alle sue. Erri De Luca non farà questo errore madornale.