La Juve è troppo distratta E il Torino ne approfitta
Darmian-Quagliarella: tabù sfatato dopo vent’anni
Niente paura, canterebbe Luciano Ligabue anche se è un tifoso dell’Inter. Lo scudetto della Juventus non è in discussione, però perdere il primo derby dopo vent’anni (9 aprile 1995) non mette allegria, in casa bianconera, come il contorno dell’incrocio fra le mura numero 191. Nel 1907, quando si giocò il primo, i bus erano rari ma quelli che li prendevano a sassate non c’erano proprio; negli stadi le opposte tifoserie non si tiravano i petardi da una curva all’altra ( i bianconeri hanno mira migliore: 11 tifosi granata all’ospedale) e, probabilmente, non c’erano neanche quelli che, uomini, donne, vecchi e bambini, nell’impotenza degli steward, invadevano il campo, alla fine, come se fosse naturale.
Invasione pacifica? Sarà, ma a Monaco, a Barcellona o a Manchester non è uno spetta- colo in cartellone. Mai. Ogni settimana partecipiamo a messe cantate sul rinnovamento degli stadi come panacea di tutti i mali. Ma se saranno frequentati sempre dai soliti gaglioffi non cambierà nulla.
Dunque il Torino fa festa. In questa gara è stato quello che finora è stata la Juventus: più concreto, più determinato, più fortunato. La squadra di Allegri, abbastanza rimaneggiata, ha un atteggiamento simile a quello di Parma, tra lo scocciato e il distratto, come se trovasse l’incombenza sgradita e perfino periferica rispetto al prossimo (esaltante, forse) futuro che l’aspetta. Rispetto a Parma, c’è una fondamentale differenza: Madama crea di più, soprattutto nel secondo tempo, ma è sfortunata con tre pali, due di Matri (ahilui, montanti a parte, vanifica tre palloni degni di miglior gestione) e uno, quello più bello — se si può usare questo aggettivo — colpito da Pirlo su punizione. Proprio il metronomo, con la sua meraviglia n.27 in campionato (a una da Mihajlovic), infila Padelli al 35’ e indirizza la partita su un sentiero dolce e leggermente in discesa. Il Torino, fino a questo Decisivo Il gol di Quagliarella che ha deciso il derby di Torino ieri all’Olimpico. La Juventus era l’unica squadra a cui, da ex, dopo Samp, Udinese e Napoli, l’attaccante non avesse ancora segnato (LaPresse) punto velleitario e sterile, potrebbe affogare nella rinuncia se non si verificasse lo strano gol di Darmian proprio all’ultimo minuto del primo tempo. Nato da un rimbalzo anomalo e da uno stop sbagliato, sorprende i bianconeri.
Il pareggio trasforma il Torino, che ora è perfetto: morde e fugge, trovando spazi soprattutto sul centro-sinistra e sfondando con un’azione El Kaddouri-Darmian che Quagliarella trasforma nella rete-derby: l’attaccante ha colpito tutte le ex, Samp, Udinese, Napoli e ora Juventus. Allegri guarda il lato positivo di una squadra che termina all’attacco, però si può ribaltare l’analisi e domandarsi per quale motivo non abbia messo pressione sul Torino in precedenza. Punto due. Per una squadra che ha perso una partita in 29 giornate, due sconfitte nelle ultime tre non sono un buon viatico per gli ultimi, decisivi chilometri. Evidenziano un calo di attenzione e solidità difensiva. Punto tre. Quando cambia in zone chiave, Allegri non ha risposte qualificanti dai (cosiddetti) rincalzi. In questi momenti pure la sfortuna fa la gnorri. Piuttosto è confortante la prestazione di Pirlo, che appare in crescita. Con la Fiorentina nuova possibilità-scudetto, ma dipenderà ancora dal risultato della Lazio.