Corriere della Sera

La Juve è troppo distratta E il Torino ne approfitta

Darmian-Quagliarel­la: tabù sfatato dopo vent’anni

- DA UNO DEI NOSTRI INVIATI Torino Juventus 2 1 Roberto Perrone

Niente paura, canterebbe Luciano Ligabue anche se è un tifoso dell’Inter. Lo scudetto della Juventus non è in discussion­e, però perdere il primo derby dopo vent’anni (9 aprile 1995) non mette allegria, in casa bianconera, come il contorno dell’incrocio fra le mura numero 191. Nel 1907, quando si giocò il primo, i bus erano rari ma quelli che li prendevano a sassate non c’erano proprio; negli stadi le opposte tifoserie non si tiravano i petardi da una curva all’altra ( i bianconeri hanno mira migliore: 11 tifosi granata all’ospedale) e, probabilme­nte, non c’erano neanche quelli che, uomini, donne, vecchi e bambini, nell’impotenza degli steward, invadevano il campo, alla fine, come se fosse naturale.

Invasione pacifica? Sarà, ma a Monaco, a Barcellona o a Manchester non è uno spetta- colo in cartellone. Mai. Ogni settimana partecipia­mo a messe cantate sul rinnovamen­to degli stadi come panacea di tutti i mali. Ma se saranno frequentat­i sempre dai soliti gaglioffi non cambierà nulla.

Dunque il Torino fa festa. In questa gara è stato quello che finora è stata la Juventus: più concreto, più determinat­o, più fortunato. La squadra di Allegri, abbastanza rimaneggia­ta, ha un atteggiame­nto simile a quello di Parma, tra lo scocciato e il distratto, come se trovasse l’incombenza sgradita e perfino periferica rispetto al prossimo (esaltante, forse) futuro che l’aspetta. Rispetto a Parma, c’è una fondamenta­le differenza: Madama crea di più, soprattutt­o nel secondo tempo, ma è sfortunata con tre pali, due di Matri (ahilui, montanti a parte, vanifica tre palloni degni di miglior gestione) e uno, quello più bello — se si può usare questo aggettivo — colpito da Pirlo su punizione. Proprio il metronomo, con la sua meraviglia n.27 in campionato (a una da Mihajlovic), infila Padelli al 35’ e indirizza la partita su un sentiero dolce e leggerment­e in discesa. Il Torino, fino a questo Decisivo Il gol di Quagliarel­la che ha deciso il derby di Torino ieri all’Olimpico. La Juventus era l’unica squadra a cui, da ex, dopo Samp, Udinese e Napoli, l’attaccante non avesse ancora segnato (LaPresse) punto velleitari­o e sterile, potrebbe affogare nella rinuncia se non si verificass­e lo strano gol di Darmian proprio all’ultimo minuto del primo tempo. Nato da un rimbalzo anomalo e da uno stop sbagliato, sorprende i bianconeri.

Il pareggio trasforma il Torino, che ora è perfetto: morde e fugge, trovando spazi soprattutt­o sul centro-sinistra e sfondando con un’azione El Kaddouri-Darmian che Quagliarel­la trasforma nella rete-derby: l’attaccante ha colpito tutte le ex, Samp, Udinese, Napoli e ora Juventus. Allegri guarda il lato positivo di una squadra che termina all’attacco, però si può ribaltare l’analisi e domandarsi per quale motivo non abbia messo pressione sul Torino in precedenza. Punto due. Per una squadra che ha perso una partita in 29 giornate, due sconfitte nelle ultime tre non sono un buon viatico per gli ultimi, decisivi chilometri. Evidenzian­o un calo di attenzione e solidità difensiva. Punto tre. Quando cambia in zone chiave, Allegri non ha risposte qualifican­ti dai (cosiddetti) rincalzi. In questi momenti pure la sfortuna fa la gnorri. Piuttosto è confortant­e la prestazion­e di Pirlo, che appare in crescita. Con la Fiorentina nuova possibilit­à-scudetto, ma dipenderà ancora dal risultato della Lazio.

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