I teppisti hanno paura di due cose finire dentro un carcere e fuori per sempre da uno stadio
Gli incidenti di Torino riportano il calcio ai problemi violenti dentro lo stadio. Da un po’ non accadeva. Le bande ultrà si sono scelte il loro porto franco a uno o due chilometri dalla vecchia cattedrale. La polizia controlla a distanza, limita l’euforia da battaglia, cerca di non allargare la macchia. Ma nello stadio si era raggiunta una specie di pace armata. L’improvviso incidente di Torino forse è solo frutto del contatto tra tifosi avversari, ma forse è un segnale che la piccola lunghissima guerra è entrata in una nuova fase. Stanno accadendo cose insolite. L’assalto al terreno di gioco del Varese, l’ingresso negli spogliatoi del Cagliari, gli incidenti di Bergamo con querela fatta e poi ritirata, la fase di lotta degli ultrà romanisti contro la presidenza americana, oggi questo episodio di un tempo vecchio. C’è qualcosa di diverso che messo insieme racconta una fase nuova. Molto difficile l’interpretazione, ma l’impressione è quella di una fase in cui il tifo ultrà si sente in difficoltà. È come se una generazione fosse passata nel tifo ultrà, come se troppi dei vecchi fossero ormai con le spalle al muro e i
Danneggiato Il pullman della Juve (Ansa) giovani non sappiano dove andare. Ricominciano dall’assalto ai pullman delle squadre oppure s’inventano raid sui campi di gioco, senza difesa. Non è un successo della giustizia, qualunque reato comune resiste del resto da quando è stato inventato il mondo. Ma c’è qualcosa di nuovo e più confuso nella battaglia odierna. C’è violenza, non c’è più organizzazione. È stato sottovalutato quanto successo a Bergamo. L’Atalanta per la prima volta ha denunciato i responsabili, poi ci ha subito ripensato. Ma gli ultrà per la prima volta hanno chiesto un dialogo, accettato condizioni, segno che erano stati colpiti. Ci siamo trovati davanti al primo «patteggiamento» degli ultrà con il calcio. L’Atalanta è scappata in fretta, ma ha trovato qualcosa che li metteva spalle al muro, una denuncia diretta. Si può sorridere della punizione, servire i pranzi della Caritas, ma non del significato. Per la prima volta gli ultrà sono tornati indietro, hanno chiesto scusa, forse hanno anche minacciato, ma erano loro in difficoltà, loro a chiedere, non a pretendere. La dura presa di posizione di Pallotta a Roma ha forse fatto il resto. C’è qualcosa di cui i teppisti hanno finalmente paura: finire dentro un carcere ma soprattutto finire fuori dagli stadi.