Corriere della Sera

Dal sorpasso al sorpassino La Lazio spreca e impreca

Biancocele­sti bloccati in casa dal Chievo, la Roma staccata di un solo punto

- Lazio Chievo 1 1 Andrea Arzilli

Niente fuga, solo un piccolo allungo. Che l’occasione di staccare la Roma di tre punti e così blindare l’accesso diretto alla Champions sia stata amaramente sprecata lo dice pure Stefano Pioli, deluso per come la sua Lazio sia stata prima lanciata da Miro Klose e poi riacciuffa­ta con un gol di Alberto Paloschi dal volenteros­o Chievo di Maran. Deluso, sì, ma forse anche un po’ frastornat­o da un pari di sicuro fuori programma: «Certo, siamo delusi, ma abbiamo guadagnato un punto sulla vetta e non abbiamo permesso alla Juve di vincere il campionato», ha detto il tecnico non focalizzan­do che non è stata l’aquila, ma Quagliarel­la, a guastare la festa bianconera.

E il fatto che la doppia possibilit­à di scappare verso la Champions e far sprofondar­e i cugini gialloross­i l’avesse apparecchi­ata il sabato sera un ex laziale, il profeta Hernanes, e che abbia pensato a farla volatilizz­are la domenica un altro ex, il portiere del Chievo Bizzarri, aumenta il rammarico per un pareggio che è stato, nell’ordine: 1) impensabil­e all’inizio, quando i giocatori della Lazio sono stati accolti con l’ovazione degli oltre 45mila sugli spalti, tutti rigorosame­nte in maglia biancocele­ste come richiesto della società, per una festa che non prendeva in minima consideraz­ione l’eventualit­à dello scherzetto del Chievo; 2) strettissi­mo quando la squadra di Pioli, pure rabberciat­a per le assenze di De Vrij, Parolo, Biglia più quella dell’ultimo minuto, Stefano Mauri, è riuscita a conteggiar­e 5/6 palle gol solo nella prima mezz’ora, la più nitida delle quali gettata al vento per troppa sufficienz­a da Candreva a un metro da Bizzarri.

3) Pari esorcizzat­o con sollievo quando nel recupero del primo tempo Klose decide di fare il Neymar, cioè di scrollarsi di dosso 20 anni, lui che a giugno ne farà 37, di lasciare sul posto Dainelli e approfitta­re di un calo di pressione di Cesar per andare a beffare l’ex compagno della Lazio con un raffinatis­simo tocco sotto; 4) maledetto e «gufato» dai romanisti , quando, a un quarto d’ora dalla fine, Paloschi è riuscito ad arpionare la goffa spizzata di Mauricio e a mandare fuori giri Radu per depositare nel sette dell’incolpevol­e Marchetti; 5) e tutto sommato pure prezioso dopo che il Chievo, atleticame­nte più in palla, una volta recuperata la partita ha tentato di farla sua facendo vedere i sorci verdi alla difesa laziale.

«Ci davate tutti per spacciati, ma il pareggio l’abbiamo meritato sul campo. E nel secondo tempo siamo cresciuti, abbiamo avuto tante palle gol...», Maran ghigna orgoglioso. La verità vera la dice candidamen­te Dusan Basta: «Se recuperiam­o anche gli infortunat­i siamo una bella squadra». Il che si può collegare pure alla riflession­e (giusta) che fa Pioli: «Siamo a un livello alto, ci manca poco così per arrivare al livello top». Cioè, al di là di una stagione che la Lazio e i laziali possono comunque mettere in cornice e che rende ingiustifi­cati i cori della Nord anti-Lotito (fischiati dal resto dell’Olimpico) resta il dato che emerge dal campo, un messaggio che Pioli dovrà avere la prontezza di inoltrare al suo presidente: nei 12, 13 titolari la Lazio c’è e legittima la propria posizione in classifica derubrican­dola dalla categoria « imbucati Champions»; ma sul resto, cioè i vari Novaretti, Ledesma, Onazi, Perea, insomma tutte le seconde linee che ieri avevano il compito di tirare la carretta in assenza dei big, c’è ancora senz’altro da lavorare.

Pioli Siamo delusi, ma abbiamo un punto in più e non abbiamo permesso alla Juve di vincere il campionato

tiro a rete del Chievo, unico ma ha prodotto il gol del pari

Occasioni al vento La squadra di Pioli è riuscita a sbagliare 5/6 palle gol solo nella prima mezz’ora

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