Corriere della Sera

Club al bivio svolta o crollo E Totti è un’incognita

- Luca Valdiserri

Per essere un funerale, ci si è divertiti abbastanza. La Roma scopre che il suo miglior attaccante è Paloschi, limita i danni della sconfitta contro l’Inter per interposta persona e si sente ancora in corsa per il secondo posto. La Lazio poteva darle una mazzata, soprattutt­o psicologic­a, fuggendo a + 3, mentre si deve accontenta­re del sorpasso minimo in punti (1), visto che era già seconda per differenza reti. Tutti dicono di non essere interessat­i a quello che fanno gli altri, ma è una bugia. Tanto più a Roma, dove il confronto è continuo. Da qui alla fine del campionato ogni dettaglio è importante: ad esempio l’ammonizion­e che toglierà Berardi da SassuoloRo­ma di dopodomani.

Detto questo, non si può vivere di luce riflessa. O la Roma accelera, o è spacciata. Nelle ultime 15 partite di campionato ha vinto soltanto tre volte e i problemi dell’attacco sono conclamati: Icardi ha segnato da solo (17 gol) quanto Ljajic (8, dagli esami nessuna lesione al bicipite femorale), Totti (6, foto), Gervinho (2) e Iturbe (1).

Il direttore sportivo Walter Sabatini, che si è già preso la responsabi­lità del mercato di gennaio simile a un harakiri, dopo la gara di San Siro ha fatto il punto: «Non andare in Champions sarebbe un fallimento». Frase pesante, sia per il lato economico (una perdita di almeno 45 milioni di euro) che sportivo. Le parole di Sabatini erano dedicate più a questo secondo aspetto. Dare un segnale di dismission­e adesso sarebbe stato un clamoroso autogol.

Gli scenari possibili sono tre: 1) secondo posto: restano tutti i dirigenti, ci si abbraccia e si fa mercato; 2) terzo posto: la situazione si cristalliz­za almeno fino al preliminar­e di Champions; 3) quarto posto: ogni soluzione è possibile, comprese le figure del ds e del tecnico.

A Roma non è mai secondaria la posizione di Francesco Totti. Contro l’Inter, al termine di una prestazion­e molto negativa, Garcia lo ha sostituito dopo 51’. Un record perché il 31 gennaio, in Roma-Empoli, il capitano uscì dopo 40’ ma solo perché la Roma era rimasta in 10 per l’espulsione di Manolas (rigore e vantaggio dei toscani). E nel tremendo Roma-Bayern 1-7 (21 ottobre 2014, Champions League), Totti fu fatto uscire dopo 45’ per evitargli una ripresa umiliante.

Adesso si chiedono in molti cosa succederà con il contratto in scadenza giugno 2016. E dire che «deciderà lui» non è fargli un favore. Così sembra che Totti sia più interessat­o ai suoi record che al bene della Roma. Il capitano vorrebbe il silenzio, Garcia qualche gol in più da tutti. E anche da Totti, che, come Gervinho, contro l’Inter ha scoccato un tiro solo.

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