Le auto inquinano. Anzi, no
L’auto verde in questi anni di strada ne ha fatta tanta, spesso muovendosi tra contraddizioni e promesse non mantenute. Ma oggi è più una realtà che un sogno.
Prendiamo il target sulla CO2. L’Europa aveva fissato per il 2015 un limite medio per le auto nuove di 130 grammi per km: il risultato è stato raggiunto già l’anno scorso con una media per auto venduta di 123,4 grammi. In 10 anni, il taglio è stato di oltre 60 grammi. Ora la prossima sfida: 95 grammi di CO2 entro il 2021. Un anno in più di quanto previsto all’inizio, un margine di manovra che l’Europa ha concesso all’industria sotto le pressioni della potente lobby tedesca. C’è comunque da essere contenti.
Senza per questo fermare la corsa. Anche perché l’auto elettrica a zero emissioni è già in strada. Tutte (o quasi) le Case ne fanno una ragione di sopravvivenza magari solo per compiacere la calcolatrice delle normative. C’è però chi, come Apple e Google, la utilizzerà per alimentare le proprie ambizioni su quattro ruote.
Auto verde e digitale, dunque. D’altronde quella a batteria è sempre più matura: «Siamo già in grado di portare un’elettrica fino a 300 km con una ricarica», sottolinea Jean Pierre Diernaz, direttore programma veicoli elettrici Nissan Europe. «L’obiettivo però deve rimanere l’accessibilità: incrementare la distanza senza aumentare il prezzo». E l’ambiente ringrazia. Anche se, per non aprire il fianco a 19,7 milioni di pagine web contro l’elettrica, c’è da ricordare come le emissioni siano zero solo se l’energia utilizzata per ricaricare le batterie è rinnovabile. Non proprio scontato: per la Banca Mondiale, il 41% dell’energia prodotta nel mondo è ottenuta dal carbone e un’auto elettrica alimentata « a carbone » ha emissioni di polveri sottili il 3,6 per cento superiori rispetto a quelle di una tradizionale. Non c’è bisogno neppure di arrivare in Cina: in Germania la quota di energia prodotta dal carbone è del 44 per cento.
C’è poi l’auto a idrogeno, finalmente uscita dai laboratori
Nicola Intrevado, direttore dello stabilimento Fca di Melfi, racconta la «sua» fabbrica, dove nascono la Fiat 500X e la Jeep Renegade (prima Jeep a non nascere negli Usa). Il secondo sito di Fca dopo quello brasiliano di Pernambuco occupa un’area di 1,9 milioni di metri quadrati e dall’apertura, nel 1993, ha sfornato quasi 6 milioni di vetture. Stampaggio, lastratura, verniciatura e montaggio si susseguono, partendo da cinque presse e due trance, passando per 968 robot e 280 stazioni automatiche di avvitatura. Ma «il cuore di Melfi sono gli ottomila professionisti che vi lavorano», tiene a dire l’ingegner Intrevado. Il processo ottimizza i flussi di rifornimento e riduce gli sprechi, migliorandosi di continuo. È la «fabbrica integrata e modulare», di ricerca. È l’auto ad acqua dei romanzi di Jules Verne: dall’acqua si ricava l’idrogeno necessario per produrre la corrente per il motore elettrico. E sempre l’acqua è l’unica emissione. Non è un concept, ma un’auto vera come Toyota Mirai e Hyundai ix35 Fuel Cell. Vera e anche di successo: la produzione della Mirai non riesce a soddisfare la domanda (per ora solo giapponese), anche grazie a un prezzo accessibile di circa 57 mila euro. Takeshi Uchiyamada, A Melfi si lavora su tre turni, 24 ore su 24, sette giorni su sette, per costruire circa 500 unità al giorno del crossover Fiat ( Le normative Euro regolano le emissioni inquinanti di particolato, ossidi di azoto, monossido di carbonio e idrocarburi incombusti. Non quelle di CO2. Dal 1° settembre, tutte le auto nuove dovranno essere Euro6. In termini di particolato, un’auto Euro6 inquina 28 volte meno di una Euro1. flessibile nel sostenere la varietà dei modelli e nel coinvolgere i fornitori. Qui è nato il World Class Manufacturing, l’organizzazione applicata ora a tutti gli stabilimenti Fca. Metodo che punta, spiega Intrevado, all’obiettivo «zero difetti, zero ritardi, zero perdite e zero incidenti. Nel 2009, primi in Italia, abbiamo ottenuto la certificazione Silver Level del Wcm,ora vogliamo la medaglia d’oro». L’impianto ha le principali certificazioni europee per l’ambiente (con la riduzione drastica del consumo energetico) e la salute («A Melfi non ci sono incidenti da oltre quattro anni»). Tutti presupposti che hanno portato alla scelta di installare qui la piattaforma modulare Small Wide di Fca. Prima è partito l’assemblaggio della Renegade, ora quello della 500X. Luca Napolitano, capo Emea del brand Fiat, dice che in soli due mesi hanno immatricolato oltre 10 mila auto e raccolto 75 mila preventivi. «Tutte le vetture della famiglia 500 sono leader nei loro segmenti. La 500X ha lo stesso obiettivo: la leadership dei piccoli crossover. A marzo, in Italia, eravamo in terza posizione, oggi siamo già secondi». presidente del Board Toyota, è convinto: «L’idrogeno diventerà quello che negli ultimi cento anni sono stati benzina e gasolio».
All’ingegnere giapponese si può dare credito: è stato lui a sviluppare la tecnologia ibrida venduta da Toyota in oltre 7 milioni di unità. Lo stesso sistema che, abbinando un motore elettrico a un tradizionale, si è arricchito nel frattempo della soluzione plug-in: batterie ricaricabili, oltre che in frenata, anche a una presa di corrente. Il risultato, come spiega Ulrich Hackenberg, capo dello sviluppo Audi, «sono due auto in una: elettrica in città e ibrida senza problemi di autonomia per i lunghi viaggi». La A3 etron ha 50 km garantiti dalle batterie e un’autonomia complessiva di 940 km con emissioni medie di 37 grammi di CO2 per km. L’idea è condivisa da Thomas Weber, responsabile ricerca e sviluppo Mercedes: «Entro il 2017, lanceremo 10 nuove ibride plug-in».
Verde fuori e verde dentro. Oggi il 95 per cento dell’auto è riciclabile: pochi altri oggetti di uso comune lo sono altrettanto. La produzione è poi sempre più sostenibile come dimostra il centro di produzione dei motori Jaguar-Land Rover di Wolverhampton, lo stabilimento Bmw di Lipsia o quello Seat di Martorell: 53 mila pannelli solari da 15 milioni di chilowattora l’anno, l’equivalente di circa il 25 per cento dell’energia necessaria a produrre la Leon. Tutta l’energia utilizzata nell’impianto è comunque rinnovabile. L’anello che mancava.