Evasori, il Fisco potrà usare la lista rubata
La Cassazione dà l’ok sulla Falciani: non è importante che sia frutto di un reato
Idati contenuti nella lista Falciani, la lista trafugata dall’ex informatico della Hsbc di Ginevra, Hervé Falciani, possono essere utilizzati in un accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate, anche se sono il frutto di un reato. Falciani sottrasse illegalmente i dati dalla banca svizzera ed è sotto processo a Ginevra per questo. Dopo cinque anni, la Cassazione sostiene ora che quei dati «sono utilizzabili» dal Fisco.
Dopo cinque anni arriva la Cassazione a fare chiarezza sul valore della lista Falciani nei procedimenti tributari. Ieri la sesta sezione civile presieduta da Mario Cicala, con relatore Roberto Giovanni Conti, ha sancito il principio che i dati contenuti nella lista trafugata dall’ex informatico della Hsbc di Ginevra, Hervé Falciani, possono essere utilizzati in un accertamento fiscale da parte dell’Agenzia delle Entrate anche se provengono da un reato. Falciani sottrasse illegalmente i dati alla banca svizzera, tanto che è sotto processo a Ginevra per questo. Ma l’ordinanza sostiene che «sono utilizzabili nel contraddittorio con il contribuente i dati bancari acquisiti dal dipendente infedele di un istituto bancario, senza che assuma rilievo l’eventuale reato commesso dal dipendente stesso e la violazione del diritto alla riservatezza dei dati bancari (che non gode di tutela nei confronti del Fisco)».
La decisione rovescia varie decisioni di commissioni tributarie provinciali e regionali e ha effetti immediati non solo nel procedimento da cui è nato ma in tutti quelli ancora pendenti basati sulla lista Falciani. Sono circa 7.500 i clienti italiani con conti aperti presso la Hsbc Private Bank in Svizzera, con circa 7,4 miliardi depositati. Dalla lista la Finanza ha avviato 3.276 interventi ispettivi contestando 750 milioni di imposte non dichiarate.
Della decisione si agevolerà anche l‘inchiesta penale in corso a Torino, la prima Procura italiana che riuscì nel 2010 ad ottenere i dati. L’inchiesta affidata al procuratore aggiunto Alberto Perduca è stata ulteriormente alimentata dalla cosiddetta «seconda» lista Falciani, ovvero dai nuovi dati arrivati dalla Spagna nel 2014 frutto di una rielaborazione del materiale copiato da Falciani tra il 2006 e il 2008. Ma già nel 2013 la Cassazione aveva consentito l’utilizzabilità dei documenti, ancorché acquisiti illegalmente, come spunto di indagine penale, al pari delle lettere anonime.
C’è un ulteriore effetto positivo per il Fisco italiano, sottolinea l’avvocato Asa Peronace, che ha assistito il contribuente — un giocatore professionista di poker — dal cui procedimento è scaturita l’ordinanza di ieri: «Il principio di diritto fissato dalla Cassazione spinge inevitabilmente chi ha soldi all’estero a ricorrere alla voluntary disclosure», cioè la denuncia volontaria dei capitali occultati all’estero pagando le tasse ma evitando il reato. E lo fa perché sancisce il principio che l’uso di documenti trafugati non determina una lesione di diritti costituzionalmente garantiti, in particolare il diritto alla riservatezza, visto che il segreto bancario è stato abolito e la riservatezza cede il passo al dovere costituzionale (art. 53) di pagare le tasse: «Per come la vedo io è una sentenza più politica che giuridica», commenta l’avvocato, «per questo non ha senso sottrarsi alla voluntary spostando i capitali in altri paradisi fiscali. Perché basta che un impiegato infedele o un hacker acceda ai dati e li consegni alle autorità per essere validi per il Fisco».