Corriere della Sera

Della Valle lancia «Noi italiani»: coinvolger­ò la gente L’imprendito­re: non è un partito, voglio unire colleghi e chiunque voglia fare il bene del Paese

- Sergio Bocconi

«Non è un partito politico, ma un’associazio­ne che deve stimolare quanti hanno voglia di fare il bene del Paese». Diego Della Valle ha anticipato così ieri a Milano «Noi italiani», il progetto che prenderà forma compiuta entro qualche mese, e che sarà destinato a svolgere un ruolo attivo nel non profit con interventi nel sociale, coinvolgen­do «tutti quanti vogliano partecipar­e», a cominciare «dagli imprendito­ri». Della Valle ha scelto come cornice la mostra che raccoglie al Pac 300 opere del fotografo inglese David Bailey, sponsorizz­ata da Tod’s come «omaggio alla Milano dell’Expo». E ha selezionat­o un parterre che comprendev­a fra gli altri il sindaco Giuliano Pisapia, imprendito­ri come i Moratti, esponenti della finanza come il numero uno di Borsa Italiana Raffaele Jerusalmi, il banchiere Gerardo Braggiotti, il fondatore di Clessidra Claudio Sposito, e poi Inge Feltrinell­i, Giuliano Adreani di Mediaset, Adriano Galliani, Claudio Calabi, il sovrintend­ente alla Scala Alexander Pereira, il rettore della Bocconi Andrea Sironi.

Una «discesa in campo»? Il patron della Tod’s respinge sorridendo la definizion­e «berlusconi­ana» anche perché, sottolinea più volte, «non è un’iniziativa politica». «Secondo le prime idee avrebbe dovuto chiamarsi “Competitiv­ità e solidariet­à”», ma poi è stato scelto un «brand» più immediato e semplice. Non è stato ancora deciso se sarà un’associazio­ne o una fondazione: «Faremo ciò che renderà più veloce passare al fare. Di questo ha bisogno il Paese». «È un incitament­o ad amici e colleghi a mettersi a disposizio­ne. Mi auguro di trascinarm­i dietro tanti imprendito­ri e anche tanta gente» per «agire dove c’è bisogno», ha aggiunto indicando come aree di intervento «salute, sicurezza, lavoro e istruzione».

L’imprendito­re della Tod’s non ha poi risparmiat­o critiche ai politici. Da un lato norme di «rilievo assoluto», come la legge elettorale «bisogna condivider­le anche se è faticoso». Dall’altro «se alcuni politici sono pronti ad accettare di tutto pur di rimanere aggrappati alla poltrona siamo messi male».

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