Corriere della Sera

Torti da sanare: il dovere della chiarezza

- Di Daniele Manca

Èevidentec­he sulle pensioni il governo è finito in una tenaglia. Deve rispettare una sentenza della Consulta che dice che è stato un errore, nel pieno dell’emergenza finanziari­a del 2011, bloccare l’adeguament­o all’inflazione degli assegni superiore a tre volte il minimo pensionist­ico. E nello stesso tempo deve intervenir­e con urgenza.

Ci sono qualcosa come 5,5 milioni di pensionati (in totale sono 18), che nel 2012, anno di prima attuazione del provvedime­nto di blocco, percepivan­o da 1.217 euro netti in su. Sono questi cittadini a essere interessat­i dalla sentenza. Una larghissim­a fetta di popolazion­e che non può rimanere in balia delle indiscrezi­oni o delle mezze verità.

Intendiamo­ci, le conseguenz­e della decisione della Corte Costituzio­nale sono di non poco conto per il bilancio pubblico. Anche qui le cifre oscillano tra un potenziale buco minimo di 9 miliardi (consideran­do che sui maggiori importi erogati si pagheranno più tasse e quindi ci saranno maggiori entrate) e un massimo di 16 miliardi.

Comprensib­ile quindi la prudenza di chi, come ha detto ieri il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, deve combinare il rispetto delle leggi con i conti dello Stato. Ma se c’è una lezione netta che da questa vicenda affiora è che l’emergenza finanziari­a per il nostro Paese è tutt’altro che superata. E male fa chi tende a sottovalut­arne la portata nella azione di governo.

Si potrà eccepire in sede di dibattito sulla congruenza o meno di quella sentenza. Sul fatto che la Corte non abbia ritenuto «ragionevol­e» l’intervento su pensioni che sono soltanto tre volte superiori al minimo mentre aveva giudicato non censurabil­i i blocchi che in precedenza avevano riguardato quelli per assegni 5 volte (nel ’98) e 8 volte (nel 2007) il minimo.

A riprova della complessit­à del tema, ci sono anche le parole attribuite ieri sera alla Consulta che definiva autoapplic­ativa la sentenza, quindi teoricamen­te valida per tutti i pensionati senza bisogno di ricorsi.

Ma questo è il tempo delle decisioni. Non si può fare l’errore di intervenir­e con altri provvedime­nti che abbiano il sapore e la caratteris­tica della temporanei­tà. Quello di cui soffre il nostro paese è anche questo continuo rimettere in discussion­e leggi e misure (a volte male architetta­te, come in questo caso, secondo la Consulta), spesso anche da parte della stessa politica.

Un provvedime­nto che dovrebbe sanare i torti è previsto per la settimana prossima. Ma se i tempi dovessero allungarsi, allora si indichi con chiarezza almeno un percorso di soluzione. Per uscire dall’incertezza che è ciò che spinge all’inazione cittadini e famiglie.

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