Corriere della Sera

Mirabelli: il testo rispetta la Consulta grazie a liste corte e limiti al premio

- Maria Antonietta Calabrò

ROMA Professor Cesare Mirabelli, lei è stato presidente della Corte costituzio­nale, qual è il suo giudizio sull’Italicum?

«È molto semplice. Dal punto di vista costituzio­nale non vedo particolar­i problemi. Qualche margine di dubbio e qualche criticità si pongono solo al livello dell’opportunit­à, ma non cambiano il mio giudizio. Non c’è niente che si ponga contro la piena legittimit­à della nuova legge. Il nuovo sistema elettorale sta bene in piedi».

Perché?

«L’Italicum dà risposte alla sentenza della Corte che ha dichiarato illegittim­o il Porcellum».

Per alcuni però sarebbe stato meglio usare la legge risultante dopo la bocciatura della Corte, il Consultell­um.

«No, il Consultell­um non poteva essere sufficient­e, anche se la sentenza era come si dice immediatam­ente applicativ­a, cioè la si sarebbe potuta applicare come legge elettorale in caso di scioglimen­to anticipato delle Camere...».

E, quanto al contenuto, in che cosa l’Italicum risponde alla sentenza?

«Innanzitut­to, perché mette un limite al premio di maggioranz­a, nel senso che lo attribuisc­e solo alla lista che supera il 40 per cento, mentre con il Porcellum esso era destinato alla coalizione vincente qualsiasi fosse la percentual­e dei voti raggiunta. E poi, adesso, se nessuna lista raggiunge il 40 per cento, la parola ritorna agli elettori, ai cittadini, con il ballottagg­io, un vero paracadute».

C’è il nodo dei candidati, oppure no? È stata sollevata la questione dei nominati...

«La mia risposta è no. L’Italicum rimedia anche alla non conoscibil­ità dei candidati presentati nel Porcellum con liste bloccate, così ampie (in alcune grandi circoscriz­ioni, oltre trenta) da impedire una scelta consapevol­e. Nell’Italicum, invece, le liste sono molto corte».

I capilista non sono un problema?

«Il caso dei capilista potrebbe prestare il fianco a qualche dubbio, ma si tratta, anche in questo caso, di elementi marginali. I capilista bloccati, a motivo delle candidatur­e multiple in cento collegi, si riducono per questo stesso fatto ad un numero molto inferiore. Il capolista bloccato, poi, invece di essere attrattivo, può persino rivelarsi un boomerang: magari un cittadino sarebbe intenziona­to a votare una lista, ma dirotta altrove il suo voto quando vede al primo posto una faccia che non gli piace».

Insomma, si tratta di punti opinabili?

«Sì, del resto è da oltre mezzo secolo, dal 1953, che non c’è mai stata una legge elettorale che non abbia creato polemiche. Comunque, invito ad aspettare di vedere all’opera la legge. A me sembra molto positivo che essa tenda a creare un bipartitis­mo. E anche la soglia del 3 per cento è un elemento positivo».

C’è già chi invoca il referendum abrogativo...

«Starei attento, perché nel caso dell’Italicum, il quesito referendar­io imporrà a chi lo scrive uno sforzo addirittur­a titanico per sopprimere le parti che non piacciono e far restare in piedi comunque una legge valida. Il referendum, insomma, già si presenta con forti accenti di inammissib­ilità».

Arma a doppio taglio Il capolista bloccato è un nodo marginale ma può indurre a non votare una faccia che non piace

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