Corriere della Sera

Il falso dilemma dei dubbi sul via libera del Quirinale

- Di Marzio Breda

Ha sperimenta­to quel sentimento particolar­e che chi conosce un po’ il Quirinale evoca come «la solitudine del presidente della Repubblica». Una condizione tanto più scontata e scomoda quando c’è da promulgare una legge e il capo dello Stato si trova a subire contrappos­te pressioni politiche perché conceda, o non conceda, la firma di ratifica. Sono i casi in cui l’inquilino del Colle si chiude in se stesso, e decide rispondend­o solo alla propria coscienza di garante della nostra Magna Charta. A costo di esporsi a critiche brucianti e crearsi tenaci inimicizie. Stavolta, poi, i pretesi nodi d’incostituz­ionalità sull’Italicum erano un falso dilemma, per Sergio Mattarella. Attraverso le analisi incrociate fra i suoi consiglier­i giuridici e i loro interfacci­a in Parlamento e a Palazzo Chigi, sapeva da settimane che la nuova legge elettorale non aveva vizi tali da fargli trattenere la mano. Per cui ha sentito di poterla avallare senza perdere inutilment­e tempo alimentand­o aspettativ­e sbagliate. E ha firmato «con la serenità di chi è consapevol­e di aver rispettato alla lettera le proprie prerogativ­e e non vuole entrare nelle diatribe politiche» della quale parla lo staff. Infatti, il sistema di voto che sostituirà quel «relitto» normativo del quale provvisori­amente il Paese disponeva, rispetta con coerenza le indicazion­i segnalate dalla Consulta (di cui Mattarella era giudice fino a tre mesi fa) al momento della clamorosa, e non inattesa, bocciatura del Porcellum, nel 2014. In primo luogo che fosse fissata una soglia minima per far scattare il premio di maggioranz­a, e questo c’è. E in secondo luogo la composizio­ne delle liste, «corte» e combinate con un certo numero di preferenze, in modo che i cittadini possano scegliere tra i candidati, e pure entrambi questi elementi ci sono (come del resto c’erano nel vecchio Mattarellu­m). Dunque, «nessun punto dolente» e nessuna incompatib­ilità manifesta tali da creargli dubbi. Di più: il presidente ha verificato anche la rispondenz­a dell’Italicum con quello che viene definito «patrimonio costituzio­nale europeo» in materia elettorale. Una base di principi che, per inciso, non va per forza intesa alla stregua di un vangelo: basta pensare che Bruxelles aveva ritenuto «coerente» perfino il ripudiato Porcellum. Certo, resta responsabi­lità del Parlamento completare la riforma costituzio­nale sul fronte del bicamerali­smo. Una tappa che fatalmente s’intreccia con quella delle regole per il voto, e lo dimostra la questione della cosiddetta clausola di salvaguard­ia.

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Sergio Mattarella ieri con le agenti della penitenzia­ria

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