Corriere della Sera

Il taglio (incerto) ai vitalizi per i condannati

Gli uffici di presidenza delle Camere votano sulla delibera voluta da Grasso e Boldrini Pd favorevole, FI contraria, indecisi i centristi. E M5S chiede misure più severe

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in poi.

Paletti che ricalcano evidenteme­nte quelli piantati dalla legge Severino, secondo cui i condannati a pene superiori a due anni sono incandidab­ili. Ma il meccanismo non è automatico: toccherà infatti ai vertici di Montecitor­io o Palazzo Madama decidere caso per caso, «previo accertamen­to dei relativi presuppost­i». Viene poi escluso il reato di abuso d’ufficio. E sono salvi dalla tagliola, anche qui in linea con la legge Severino, gli ex parlamenta­ri condannati che hanno ottenuto la riabilitaz­ione avendo scontato la pena accessoria dell’interdizio­ne dai pubblici uffici. Cioè molti di loro. E comunque chi si è visto togliere il vitalizio, lo riavrà nel momento in cui scatterà la riabilitaz­ione.

La cessazione del vitalizio non si applica quindi agli assegni di reversibil­ità incassati dai familiari del parlamenta­re deceduto, a patto che il decesso sia avvenuto prima di oggi, quando le delibere dovrebbero essere approvate. E in ogni caso chi sarà colpito dalla sanzione avrà diritto a vedersi restituire in unica soluzione tutti i contributi versati.

Fin qui le misure messe a punto dai presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Piero

La consegna delle firme

Poco meno di 500.000 firme per l’abolizione dei vitalizi ai parlamenta­ri condannati per mafia e corruzione sono state consegnate ieri al presidente del Senato Pietro Grasso dal coordinato­re nazionale dell’associazio­ne Libera, Enrico Fontana. Oggi gli uffici di presidenza di Senato e Camera sono convocati per deliberare sulla questione Grasso (dopo la consultazi­one di ben otto-pareri-otto di illustri giuristi e costituzio­nalisti). L’approvazio­ne, però, ancora ieri sera era una scommessa. Tanto più che l’esame avverrà in parallelo ma separatame­nte da parte degli uffici di presidenza delle due Camere. Perciò con la possibilit­à di esiti differenti. Anche perché i rapporti di forza sono diversi.

I rappresent­anti del Partito democratic­o voteranno a favore. I molti mal di pancia sono passati davanti al rischio di dover affrontare una campagna elettorale per le Regionali sotto i bombardame­nti grillini che potrebbero diventare pericolosi­ssimi in alcune situazioni come la Campania. Dove lo scenario, con il candidato del Pd Vincenzo De Luca condannato in primo grado e alla testa di una coalizione per molti a sinistra palesement­e indigesta, è già abbastanza complicato.

Uno spettro che non ha tuttavia spaventato Forza Italia, contraria alla delibera. Il partito di Silvio Berlusconi si ostina a chiedere che la decisione venga presa con una legge, e per rimarcare questa posizione ha depositato una sua proposta. Anche se è scontato che servirebbe solo a far trascorrer­e inutilment­e del tempo: una legge del genere non passerebbe mai l’esame. E sembra quello il reale obiettivo politico.

Le vere incognite sono rappresent­ate da Area popolare e Movimento 5 Stelle. Che potrebbero far pendere la bilancia da una parte o dall’altra in Senato, dove i numeri sono decisament­e più ballerini che alla Camera. Fra gli alfaniani regna l’indecision­e. Mentre i grillini reclamano misure ancora più draconiane criticando l’esclusione del reato di abuso d’ufficio e il salvacondo­tto della riabilitaz­ione. Grasso incrocia le dita. Ma di sicuro la mazzata che il M5S ha preso ieri alla Camera, con la sospension­e di ben 66 deputati, non sembra proprio un gran viatico.

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