Corriere della Sera

Ecco le ipotesi: restituzio­ne per i redditi fino a 3 mila euro

Gli adeguament­i a partire da 1.500 euro. Costo a regime di 5 miliardi l’anno

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Per le pensioni fino a tre volte il minimo, poco meno di 1.500 euro lordi al mese, non cambia nulla perché il blocco non c’era e non ci sarà. Estendere al passato il correttivo Letta significhe­rebbe prevedere un rimborso del 95% per le pensioni fra le tre e le quattro volte il minimo Inps, all’ingrosso fra 1.500 e 2 mila euro lordi al mese. Del 75% per lo scaglione fra i 2 mila e i 2.500 euro, del 50% fra i 2.500 e i 3 mila euro. Senza restituire nulla a chi è sopra i 3 mila euro lordi al mese.

Dai primi calcoli, però, sembra chiaro che la semplice estensione di questo schema non basterebbe. È possibile che la soglia della restituzio­ne zero venga alzata intorno ai 3.500 lordi al mese. E che il blocco della rivalutazi­one venga confermato anche per il futuro ma per un periodo di un paio di anni, non di più, altrimenti sarebbe bocciato sempre dalla Corte costituzio­nale perché misure di questo tipo devono essere temporanee. Ma è molto probabile che le percentual­i di rimborso per gli scaglioni intermedi siano molto più basse. C’è un altro nodo da sciogliere, però. Tecnico ma fondamenta­le. Nel correttivo del governo Letta le percentual­i di rivalutazi­one si applicano non a quella parte della pensione che supera una certa soglia ma a tutto l’assegno. Per capire: con una pensione da 1.600 euro la rivalutazi­one al 95% riguarda tutti i 1.600 e non solo i 100 euro che superano la soglia dei 1.500. Il pensionato prende un po’ di meno, lo Stato risparmia un po’ di più. Ma, nella stessa sentenza con la quale ha bocciato la scelta del governo Monti, la Corte costituzio­nale ha sollevato qualche dubbio su questa tecnica. E ha sottolinea­to come si «discosti in modo significat­ivo dalla regolament­azione precedente», che di solito aumenta il prelievo solo sulla «parte eccedente».

Seguire la stessa strada consentire­bbe di limitare il costo dell’operazione. Ma potrebbe portare, magari fra qualche anno, a un’altra bocciatura. Prima però c’è l’emergenza da tamponare. Presto arriverà in consiglio dei ministri il decreto legge che, di fatto, bloccherà i ricorsi in attesa che vengano definiti costi e dettagli. La soluzione vera è rinviata a dopo le regionali di fine maggio.

@lorenzosal­via

La vicenda

La Corte costituzio­nale ha bocciato la norma della legge Salva Italia che aveva bloccato la rivalutazi­one delle pensioni superiori a tre volte il minimo Inps, intorno ai 1.500 euro lordi al mese.

Restituire a tutti i pensionati tutti gli importi costerebbe intorno ai 10 miliardi di euro. Mentre, per il futuro, eliminare il blocco comportere­bbe un aumento di spesa pari a 5 miliardi di euro lordi l’anno.

Per questo il governo sta studiando un meccanismo che, pur rispondend­o ai rilievi della Corte costituzio­nale, possa limitare i costi dell’operazione

Tra le ipotesi, quella di introdurre diversi scaglioni di rimborso: restituend­o quasi tutto ai pensionati che hanno un assegno basso, per poi scendere progressiv­amente al salire dell’importo. Fino ad azzerare il rimborso per chi ha una pensione più alta

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