Corriere della Sera

Fondò «Reporters Sans Frontières» Da sindaco scheda i bimbi musulmani

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Stefano Montefiori

Il 64,5 per cento degli allievi di Béziers sono musulmani, secondo il sindaco di estrema destra della città del Sud della Francia, Robert Ménard. Come fa a saperlo? «Sono le cifre del municipio che dirigo — ha detto Ménard nel corso di un dibattito in tv —. Mi spiace ma il sindaco ha i nomi, classe per classe, dei bambini. So che non si può ma lo faccio lo stesso». Un’affermazio­ne che può costare cara al fondatore di «Reporters sans Frontières» entrato in politica vicino al Front National: schedare i cittadini su base etnica o confession­ale in Francia è illegale dal 1978 e può portare a una condanna di cinque anni di carcere o 300 mila euro di multa. Ma Nella bufera Robert Ménard, francese di origini algerine, 61 anni, fondatore di Rsf, dal 2014 è sindaco di Béziers prima ancora delle conseguenz­e penali, Ménard ha da temere una possibile destituzio­ne dall’incarico di sindaco: ieri è stato interrogat­o per oltre un’ora nel commissari­ato di Montpellie­r, e infatti sta tentando una complicata marcia indietro.

Nato 61 anni fa a Orano, nostalgico dell’Algeria francese come di un paradiso perduto, Ménard sostiene che a Béziers (circa 72 mila abitanti) gli immigrati (quasi tutti provenient­i dal Nordafrica) sono troppi, e che l’integrazio­ne è quindi impossibil­e.

Ecco perché il sindaco ha prodotto in più occasioni, prima in un’intervista al giornale Midi Libre poi nel talk show Mots Croisés, la cifra di due terzi di bambini di origine islamica. «I nomi di battesimo bastano a indicare l’origine — sostiene Ménard —: se ti chiami Maria, non sei musulmana».

La discussion­e sul divieto di statistich­e etniche anima la Francia da vent’anni, e il caso Ménard è una buona illustrazi­one delle ragioni di quanti ancora difendono quel tabù. Il timore è che, come in questo caso, l’identità etnica non venga rivendicat­a ma subìta dal cittadino. Non sono i bambini a proclamars­i musulmani, è il sindaco a indicarli come tali analizzand­o i loro nomi, allo scopo di giudicarli francesi di serie B e bollarli come inadatti all’integrazio­ne.

«La schedatura degli allievi è contraria a tutti i valori della Repubblica», ha detto il presidente François Hollande. «Vergogna — ha twittato il premier Manuel Valls —, la Repubblica non fa alcuna distinzion­e tra i suoi bambini».

Ménard non è nuovo a iniziative controvers­e, un mese fa ha tappezzato la città con gigantesch­e immagini di una pistola e la scritta «ormai la polizia municipale ha una nuova amica». Ma la questione delle statistich­e non è chiusa: molti trovano ingiusto che non sia possibile conoscere il numero delle persone di origine straniera che vivono in Francia.

In passato lo stesso Manuel Valls si è dichiarato favorevole a un’abolizione o almeno a un alleggerim­ento del divieto, per permettere ai ricercator­i di analizzare la società e aiutare così a ridurre le discrimina­zioni. Nascondere le differenze per legge non basta a farle scomparire davvero, sostengono studiosi come la demografa Michèle Tribalat, spesso citata dal Front National. Ma un conto è condurre ricerche sociologic­he sulla diversità, un altro usare criteri discutibil­i come il nome per schedare i bambini.

@Stef_Montefiori

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