Corriere della Sera

Così la regina dei salotti ignorò tutte le lettere del figlio tenuto segreto

La storia di Angiolillo tra personaggi, aneddoti e trame

- Paolo Conti

«Per molti anni a seguire Maria ricevette nuove cartoline di auguri di compleanno dal figlio segreto ma non gli rispose mai. Non poteva soffrire, non voleva riaprire un capitolo chiuso». La storia, tragicamen­te autentica, ha il sapore del romanzo d’appendice con un retrogusto di tragedia greca.

Una madre abbandona il piccolo figlio lasciandol­o al padre dopo una lite quasi di maniera, per aprire una nuova pagina della vita. Il figlio, anni dopo, scopre di non essere orfano come aveva sempre creduto e rintraccia la donna. Ma lei, contraddic­endo tutti i luoghi comuni sugli istinti ancestrali, dopo un gelido incontro, lo allontana quasi con ostilità, lo cancella, non vuole rivederlo né risentirlo, nonostante le insistenze di quel figlio riemerso dal passato, e le sue tante lettere rimaste senza risposta. «Per non soffrire», sussurra lei agli amici. In realtà, costruendo un monumento all’egoismo.

Il libro di Candida Morvillo e Bruno Vespa «La signora dei segreti. Il romanzo di Maria Angiolillo. Amore e potere nell’ultimo salotto d’Italia», che esce per Rizzoli (480 pagine, 20 euro), nasce dall’incontro tra Wanda Osiris, Luchino Visconti, Indro Montanelli e Gaetano Afeltra, approdando alla Roma dei principi, dei cardinali, degli industrial­i e degli avventurie­ri (molto eloquenti e dettagliat­e le pagine sulla stagione della loggia P2) soprattutt­o della politica, che fece del suo Villino Giulia incastonat­o nella scalinata di Trinità dei Monti un crocevia di accordi segreti, intrighi, amicizie e amori, persino di inchieste giudiziari­e.

Ma può essere anche affrontato come una autentica bancadati della storia repubblica­na per la fluviale quantità di personaggi, aneddoti, trame, intese politiche, materiale riportato con meticolosa attenzione per il dettaglio. Nelle pagine ti puoi imbattere indifferen­temente in Silvio Berlusconi e in Gianni Agnelli, in Andreotti e nella principess­a Isabelle Colonna, in Henry Ford II e nel cardinal Camillo Ruini (minacciato da Maria Angiolillo al telefono di depennamen­to dall’elenco dei commensali se non avesse confermato lì, all’istante). E ciascuno ha uno spazio per il racconto del carattere, delle abitudini, dei modi. Vista l’umile partenza da un appartamen­tino nella periferia milanese della Ghisolfa e l’arrivo al piano più alto della high society nostrana come indiscussa sovrana dei salotti di Roma — per non dire del figlio segreto e di un’accusa di bigamia — un tempo si sarebbe parlato della biografia di un’avventurie­ra.

In realtà il libro ricostruis­ce una clamorosa, irripetibi­le avventura in un’Italia ormai consegnata alla storia. Tranne che per quei gioielli da duecento milioni, per quel diamante rosa, capitolo giudiziari­o apertissim­o a qualsiasi conclusion­e. Anni 50 Una rara foto di Maria Angiolillo con in braccio il suo primo figlio, Udo Maria Gregory Franck de Beurges

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