Così la regina dei salotti ignorò tutte le lettere del figlio tenuto segreto
La storia di Angiolillo tra personaggi, aneddoti e trame
«Per molti anni a seguire Maria ricevette nuove cartoline di auguri di compleanno dal figlio segreto ma non gli rispose mai. Non poteva soffrire, non voleva riaprire un capitolo chiuso». La storia, tragicamente autentica, ha il sapore del romanzo d’appendice con un retrogusto di tragedia greca.
Una madre abbandona il piccolo figlio lasciandolo al padre dopo una lite quasi di maniera, per aprire una nuova pagina della vita. Il figlio, anni dopo, scopre di non essere orfano come aveva sempre creduto e rintraccia la donna. Ma lei, contraddicendo tutti i luoghi comuni sugli istinti ancestrali, dopo un gelido incontro, lo allontana quasi con ostilità, lo cancella, non vuole rivederlo né risentirlo, nonostante le insistenze di quel figlio riemerso dal passato, e le sue tante lettere rimaste senza risposta. «Per non soffrire», sussurra lei agli amici. In realtà, costruendo un monumento all’egoismo.
Il libro di Candida Morvillo e Bruno Vespa «La signora dei segreti. Il romanzo di Maria Angiolillo. Amore e potere nell’ultimo salotto d’Italia», che esce per Rizzoli (480 pagine, 20 euro), nasce dall’incontro tra Wanda Osiris, Luchino Visconti, Indro Montanelli e Gaetano Afeltra, approdando alla Roma dei principi, dei cardinali, degli industriali e degli avventurieri (molto eloquenti e dettagliate le pagine sulla stagione della loggia P2) soprattutto della politica, che fece del suo Villino Giulia incastonato nella scalinata di Trinità dei Monti un crocevia di accordi segreti, intrighi, amicizie e amori, persino di inchieste giudiziarie.
Ma può essere anche affrontato come una autentica bancadati della storia repubblicana per la fluviale quantità di personaggi, aneddoti, trame, intese politiche, materiale riportato con meticolosa attenzione per il dettaglio. Nelle pagine ti puoi imbattere indifferentemente in Silvio Berlusconi e in Gianni Agnelli, in Andreotti e nella principessa Isabelle Colonna, in Henry Ford II e nel cardinal Camillo Ruini (minacciato da Maria Angiolillo al telefono di depennamento dall’elenco dei commensali se non avesse confermato lì, all’istante). E ciascuno ha uno spazio per il racconto del carattere, delle abitudini, dei modi. Vista l’umile partenza da un appartamentino nella periferia milanese della Ghisolfa e l’arrivo al piano più alto della high society nostrana come indiscussa sovrana dei salotti di Roma — per non dire del figlio segreto e di un’accusa di bigamia — un tempo si sarebbe parlato della biografia di un’avventuriera.
In realtà il libro ricostruisce una clamorosa, irripetibile avventura in un’Italia ormai consegnata alla storia. Tranne che per quei gioielli da duecento milioni, per quel diamante rosa, capitolo giudiziario apertissimo a qualsiasi conclusione. Anni 50 Una rara foto di Maria Angiolillo con in braccio il suo primo figlio, Udo Maria Gregory Franck de Beurges