Missione
Hans-Ulrich Obrist ha redatto un documento «contro la dimenticanza»: domani la presentazione
proprio passato (sia che si trattasse di Caravaggio, di Pasolini o di Giulio Cesare) come «strumento indispensabile» per guardare al futuro. Il risultato è una sequenza di silenziose stanze delle meraviglie, ispirate all’Atlante della memoria di Aby Warburg, dove le nuove opere-simbolo elaborate per l’occasione sembrano misurarsi felicemente (anche grazie a didascalie efficaci per nella loro chiarezza) non solo con gli ingombranti fantasmi della nostra storia dell’arte, ma anche con quelli (personali e culturali) di ognuno degli artisti, chiamati a raccogliere i segni e i ricordi da cui hanno tratto ispirazione. Sia che si tratti delle affascinanti statue femminili di Vanessa Beecroft che guardano senza paura all’antico, dei torsi maschili immortalati con la Polaroid da Paolo Gioli o del Muro della memoria che Andrea Aquilanti ha realizzato guardando in maniera esplicita a Giovanni Battista Piranesi.
Il Manifesto contro la dimenticanza
Le opere
Nella foto grande: il lavoro di Claudio Parmiggiani (1943),
ferro e vetro. Qui sopra, dall’alto: Nino Longobardi (1953), tecnica mista su tela montata su legno; Marzia Migliora (1972), installazione, materiali vari; Jannis Kounellis
ferro, cappotti e materiali vari
(1936),