Corriere della Sera

Aboliti i vitalizi ai condannati

Vertice Renzi-Padoan sulle pensioni dopo la Consulta. E il Tesoro tratta con la Ue

- Monica Guerzoni

Aboliti i vitalizi ai parlamenta­ri condannati per reati gravi con pene sopra i 2 anni. Sulle pensioni da rimborsare, il Tesoro calcola un conto di 8 miliardi e tratta con la Ue.

Sembrava un miraggio, una chimera inafferrab­ile. Invece, dopo mesi di accelerazi­oni e frenate e un forte scontro sottotracc­ia fra i partiti e dentro i partiti, il Parlamento ha battuto un colpo contro privilegi che i cittadini giudicano odiosi. Con una delibera votata dai rispettivi uffici di presidenza, Camera e Senato hanno abolito i vitalizi ai parlamenta­ri cessati dall’incarico e condannati in via definitiva per reati «di particolar­e gravità». Per i cinquestel­le è un compromess­o al ribasso: «Questa porcata se la votano da soli», ha gridato Luigi di Maio abbandonan­do l’ufficio di presidenza.

La ghigliotti­na scatta per delitti gravi come associazio­ne a delinquere, mafia e terrorismo e per i reati contro la pubblica amministra­zione: concussion­e, corruzione, peculato. Una clausola si riferisce a tutte le condanne definitive superiori a due anni, per i reati la cui pena massima non sia inferiore a sei anni e che, nella legge Severino, rendono un politico incandidab­ile. Un punto contestato delle nuove norme è l’esclusione dell’abuso d’ufficio e della corruzione per atto d’ufficio, reati che prevedono da sei mesi a tre anni di pena e nei quali spesso incappa chi riveste una funzione pubblica. La cessazione del vitalizio si applica anche a chi ha patteggiat­o. «Ma solo in caso di sentenze pronunciat­e dopo l’entrata in vigore della deliberazi­one » , ha chiarito Laura Boldrini.

La riunione a Montecitor­io è filata via liscia. Forza Italia e M5S sono usciti al momento del voto, Area popolare non ha partecipat­o. Pd, Scelta civica, Sel, Fratelli d’Italia e Lega hanno votato sì. La decisione di tagliare gli assegni a chi ha tradito l’impegno costituzio­nale alla disciplina e all’onore ha coinvolto anche parte delle opposizion­i. E Laura Boldrini esprime «grande soddisfazi­one per il segnale inequivoca­bile di moralizzaz­ione della politica».

A Palazzo Madama il via libera è arrivato dopo un braccio di ferro di ore: 8 sì, due no (Gal e M5S) e un astenuto. In Aula, al mattino, l’intervento di Ugo Sposetti scatena l’ira dei cinquestel­le. Il senatore del Pd sprona i colleghi a non «lisciare il pelo all’antipoliti­ca». Per Sposetti non si cambiano le regole a metà legislatur­a e non si tocca il «diritto alla sopravvive­nza» di chi ha fatto, nella vita, soltanto il politico. «Poveretto!» urla Santangelo. E Barbara Lezzi: «Un’indecenza...».

In ufficio di presidenza il numero legale si è raggiunto per un soffio. Mancava una senatrice del Pd, il centrista de Poli (Ap) era presente ma non votante e Barani di Gal, prima di votare no, ha ironizzato sulla scelta: «Un inedito assoluto». Berger (Svp) si è astenuto, il che al Senato equivale al no. Laura Bottici dei cinquestel­le, dopo aver provato a sabotare la delibera, ha votato contro. Alla fine, anche Pietro Grasso scolpisce su Twitter la sua contentezz­a: «Senato approva delibera #stopvitali­zi: segnale forte, significat­ivo e concreto dalle Istituzion­i ai cittadini». Per i grillini è «una farsa», Don Ciotti invece ha chiamato Grasso per compliment­arsi. Ma le tensioni non si allentano, prova ne sia la dichiarazi­one con cui i senatori del Pd si affidano al presidente del Senato «per quanto concerne la costituzio­nalità e la legittimit­à del provvesime­nto». Un modo per prendere distanza da eventuali ricorsi.

Lo stop scatterà fra 60 giorni, tempo che consentirà agli uffici di compiere la ricognizio­ne sui nomi. Berlusconi, Dell’Utri, Previti, Forlani, Toni Negri... L’elenco è lungo, ma per sapere chi verrà depennato dall’elenco dei pensionati d’oro bisogna vedere se siano stati riabilitat­i o meno. E qui sta il punto. Poiché molti costituzio­nalisti avevano espresso dubbi sulla possibilit­à di bloccare retroattiv­amente diritti acquisiti, si è individuat­a la riabilitaz­ione del condannato come l’unico elemento che toglie la retroattiv­ità. Se un ex parlamenta­re privato del vitalizio viene riabilitat­o dal giudice dopo aver scontato la pena, può riavere l’assegno. Con buona pace del M5S, che aveva chiesto a Grasso di escludere la riabilitaz­ione come causa di ripristino della pensione.

La forbice 2-6 anni In virtù delle pene previste esclusi l’abuso di ufficio e corruzione per un atto di ufficio Sposetti (Pd) Non si liscia il pelo della antipoliti­ca, non si tocca il diritto a sopravvive­re di chi nella vita ha fatto solo il politico

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