Un rogo blocca Fiumicino, voli nel caos
All’origine dell’incendio un corto circuito. Oggi lo scalo sarà operativo solo a metà
Un incendio scoppiato poco dopo la mezzanotte di ieri, forse per un corto circuito, ha distrutto il terminal 3 dell’aeroporto di Fiumicino, a Roma. I vigili del fuoco: «Siamo arrivati subito, ma le porte erano chiuse » . Disagi per centinaia di passeggeri e migliaia di pendolari per la chiusura, temporanea, dei collegamenti stradali e ferroviari. « Ma il piano di emergenza ha funzionato».
La testimone, Alessandra Petrucci, a metà mattina è ancora impaurita: «Era mezzanotte, ho visto del fumo nero uscire dal bocchettone dell’aria condizionata, in un locale dietro al frigorifero, ho chiamato due poliziotti ma il fumo dal bocchettone ormai aveva invaso tutto, le fiamme hanno mangiato il soffitto in pochi istanti...». È una ragazza con i capelli, la maglia e i pantaloni neri: è lei, come racconta ai poliziotti, ad accorgersi di ciò che stava accadendo, proprio là nel bar dove lavora, nell’area commerciale del Terminal 3.
L’incendio scoppia a mezzanotte e sei minuti: distrugge la zona commerciale (incluso il negozio di Bulgari), brucia 15 cabine passaporti, e manda 4 persone intossicate in ospedale. E crea danni: al traffico aereo in molti aeroporti (a Roma 330 voli cancellati, migliaia di passeggeri a terra e oggi aeroporto operativo al 50%, «i Terminal 1, 2 e 5 sono agibili e operativi» dice Lorenzo Lo Presti, ad di Adr), a quello autostradale (chiusa la Roma-Fiumicino) e cittadino (a Roma va in tilt), e per qualche ora vengono sospesi anche i collegamenti dei treni diretti al Leonardo Da Vinci (disagi anche alla stazione Termini). Un inferno.
Accade tutto al Terminal 3: costruito nel 1961, rifatto esattamente un anno fa, già finito sott’acqua a causa di un’alluvione. Sotto accusa c’è l’impianto elettrico dell’air duty (la Procura di Civitavecchia ha aperto un’inchiesta per incendio colposo, al momento contro ignoti), si ipotizza un corto circuito nel quadro elettrico del bar o di un altro locale, ma bisognerà aspettare per avere certezze. Anche perché uno dei vigili del fuoco presenti racconta: «Siamo arrivati in pochissimo tempo ma una volta al Terminal non riuscivamo a entrare, le porte erano chiuse, abbiamo cercato di arrivare dalle piste ma abbiamo dovuto aspettare che le aprissero...». In quel momento è, ormai, mezzanotte e 40. Di certo l’area che va distrutta è grande (nella serata di ieri si parlava di oltre mille metri quadrati) e la scena che accoglie i soccorritori è terribile: colonne di fumo nero, «aria irrespirabile», fiamme altissime che divorano la struttura, «esplosioni continue». Tra i passeggeri, alcuni si rassegnano e si allontanano, altri protestano: «Ma come, chiudete l’aeroporto? Non è possibile, io da qui non me ne vado!», e ci vuole il lavoro delle forze dell’ordine guidate del vicequestore Antonio Del Greco per evacuare tutto lo scalo.
Al mattino arrivano altri passeggeri: «Non si respirava — dice Damiano Chianella, 26 anni e un volo per la Finlandia previsto per l’alba — e all’inizio ho pensato a un attentato». È stato il pensiero di molti. Le polemiche non si contano: «Adr e Enac hanno garantito il ripristino del Terminal in tempi brevi — dice il presidente della commissione Trasporti della Camera, Michele Meta — ma va migliorata la sicurezza». E un altro deputato pd, Michele Anzaldi: «Possibile che di fronte a un fatto del genere non ci fosse un piano B per tutelare i passeggeri?».
Il sindaco di Catania, Enzo Bianco, denuncia «l’aumento del costo dei biglietti da Roma in seguito all’emergenza, da 400 a 600 euro. È inaccettabile lucrare sulla spalle dei passeggeri». In borsa nessuna ripercussione su Atlantia, che detiene il 100 per cento di Aeroporti di Roma: il titolo guadagna l’1,5% per cento.
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