Corriere della Sera

Pomicino, Dell’Utri Chi si salva, chi no

Anche Berlusconi è fuori. Il caso Pillitteri: pena di 4 anni ma riabilitat­o

- Di Lorenzo Salvia e Fiorenza Sarzanini

Si salva Cirino Pomicino, che ha scontato «solo» un anno e 8 mesi per la maxitangen­te Enimont. Non Dell’Utri.

L’ex ministro Paolo Cirino Pomicino continuerà a prendere i 5.231 euro e 7 centesimi al mese che ha maturato dopo 27 anni di contributi. Condannato per la maxi tangente Enimont e quindi per finanziame­nto illecito ai partiti, uno dei reati «peggiori» per chi è chiamato a gestire la cosa pubblica. Ma salvo perché ha dovuto scontare «solo» un anno e otto mesi, meno della soglia minima di due anni fissata ieri. Invece Giuseppe Ciarrapico, ex presidente della Roma e molto altro, dovrà rinunciare a 1.510 euro e 39 centesimi. Colpa di una vecchia condanna, quella a tre anni per il crac della Casina Valadier.

Chi è dentro, chi è fuori. Forse è inevitabil­e: quando si stabilisce un criterio per decidere chi conserva un diritto e chi invece lo perde, i diretti interessat­i lo possono considerar­e un arbitrio, anche un’ingiustizi­a. Ma le nuove regole sui vitalizi dei parlamenta­ri condannati in via definitiva tirano un riga netta: da una parte ci sono i fortunati, deputati o senatori condannati, ma «non abbastanza» da perdere l’assegno; dall’altra i meno fortunati, con una sentenza necessaria e sufficient­e a portare via il vitalizio. Con una rete di sicurezza, quella della riabilitaz­ione che, in caso di «sicuri segni di ravvedimen­to», cancella gli effetti della condanna.

Perde il vitalizio un campione della Prima Repubblica come Arnaldo Forlani, condannato a due anni e quattro mesi per finanziame­nto illecito dei partiti nell’inchiesta Enimont, che dovrà rinunciare a 5.691 euro e 60 centesimi. Ma anche protagonis­ti della storia più recente condannati per reati gravi come Cesare Previti, colpevole di corruzione in atti giudiziari, che finora ha incassato 3.979,06 euro al mese, oppure Totò Cuffaro che in cella a Rebibbia dove sconta una pena a sette anni per favoreggia­mento aggravato della mafia, si vede recapitare ogni mese 5.154,79 euro. O ancora Marcello Dell’Utri che invece è detenuto nel carcere di Parma e prende 4.424,46 euro. E anche Silvio Berlusconi è nella lista.

Ci sono anche quelli che si salvano, però. Domenico Nania, a lungo parlamenta­re di Alleanza nazionale anche con incarichi di governo, ha scontato dieci giorni di carcere ed è stato condannato a 7 mesi per lesioni personali legate ad attività violente nei gruppi giovanili di estrema destra all’inizio degli anni Settanta. Ma il suo passato non gli impedirà di percepire 5.938,46 euro al mese. Proprio come Roberto Maroni, condannato a quattro mesi e 20 giorni per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale quando impedì ai poliziotti di entrare nella sede della Lega.

C’è poi la pattuglia dei socialisti, guidata dall’ex ministro della Giustizia Claudio Martelli, con i suoi 4.684,19 euro al mese che continuerà a intascare nonostante il coinvolgim­ento nell’inchiesta Enimont, con sentenza definitiva di otto mesi. E composta anche da Gianni De Michelis, con un vitalizio di 5.174,79 euro, finito nell’inchiesta sulle tangenti per le autostrada del Veneto, condannato a 4 anni in primo grado, poi ridotti con il patteggiam­ento a un anno e sei mesi, oltre ai sei mesi per l’affare Enimont. Comunque sotto la soglia di sicurezza dei due anni, fissata nella delibera di ieri.

Renato Farina, l’agente Betulla dei servizi segreti condannato a sei mesi per favoreggia­mento nel sequestro dell’imam egiziano Abu Omar, mantiene il suo assegno.

Come Giorgio La Malfa, che salva il vitalizio da 5.759,87 euro nonostante la condanna a sei mesi per finanziame­nto illecito ai partiti. Resta nella lista dei «mantenuti» dallo Stato anche l’ex sindaco di Milano e cognato di Bettino Craxi Paolo Pillitteri, condannato a quattro anni e sei mesi per ricettazio­ne e finanziame­nto illecito ai partiti con una rendita di 2.906,11 euro al mese. Un mese fa aveva detto: «Se mi tolgono questi soldi ho difficoltà ad arrivare alla fine del mese. Sarebbe una vendetta postuma, inutile. Vorrebbe dire offrire al popolo scalpi e cappi sventolati». È stato riabilitat­o. E questo gli ha consentito di evitarlo.

Gasparri (FI) Noi non abbiamo votato: la delibera è insufficie­nte e può essere travolta dai ricorsi Calderoli (Lega) Solo il Carroccio è a favore della abolizione totale. Il M5S no: vergogna

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