Corriere della Sera

Forza Italia accusa il ministro «Un ricatto per fermare il referendum sull’Italicum»

- A. Gar.

Il ministro Maria Elena Boschi annuncia sul Corriere che la prossima riforma sarà il conflitto di interessi e queste parole infiammano la comunità politica. Come accade da quando Silvio Berlusconi è capo di un partito. Si ribellano i dirigenti di Forza Italia. «Matteo Renzi come la Coop — dice il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta —. Il conflitto di interessi sei tu! Pensi Renzi ai suoi amici finanzieri, nelle banche, nei giornali e a Londra». Ed Elvira Savino: «Più che una riforma appare come un ricatto, una minaccia a FI perché non faccia il referendum contro l’Italicum e non ostacoli l’abolizione del Senato». Il Movimento 5 Stelle ricorda al ministro Boschi che c’è già in Parlamento una proposta di legge. Giorgia Meloni, FdI, afferma che il padre del ministro Boschi, «è vicepresid­ente di una banca che trae benefici dalle leggi del governo». Salvini, Lega: «Priorità la legge sul conflitto d’interessi. E pensioni, tasse, sicurezza e immigrazio­ne no?». Soddisfatt­o invece Arturo Scotto di Sel: «Finalmente si parla di conflitto d’interessi: per due anni il Pd lo ha bloccato per non litigare con Berlusconi». Positivi i commenti, dentro il Pd, di Massimo Mucchetti, presidente della commission­e Industria del Senato e di Valeria Fedeli, vicepresid­ente di Palazzo Madama: «La questione era stata posta dal disegno di legge sulla riforma delle cause di ineleggibi­lità e incompatib­ilità economica dei parlamenta­ri, presentato da 26 senatori il 20 giugno 2013. Fa piacere che il governo adesso la metta in primo piano».

Nell’annunciare l’impegno sul conflitto d’interessi Boschi ha detto: «Se tanti nostri ex leader ed ex premier ci avessero messo la stessa tenacia messa sui dettagli dell’Italicum avremmo già una legge». In effetti, tanto se n’è parlato, ma una legge non è mai stata approvata. Ieri nessuno degli ex leader ed ex premier pd ha voluto commentare. Nel 1998, periodo finale del governo Prodi, il provvedime­nto era definito «in dirittura d’arrivo». Anni più tardi Walter Veltroni, che era stato vice di Romano Prodi, disse che quel governo non riuscì a disciplina­re il conflitto d’interessi a causa del tentativo di riforma istituzion­ale assieme a Berlusconi portato avanti dalla commission­e Bicamerale presieduta da Massimo D’Alema: «Rimane una delle colpe maggiori del centrosini­stra». Anche D’Alema fece autocritic­a, anni dopo, ma negò che il motivo fosse la discussion­e bipartisan in Bicamerale. Nel 2000, poco prima della caduta del suo governo, D’Alema disse: «Il conflitto d’interessi? Una questione del futuro, forse». Prodi ci riprovò col secondo governo, nel 2006. Nel 2013 fu la volta di Pier Luigi Bersani, che inserì il conflitto d’interessi negli «8 punti» proposti a Beppe Grillo. Infine, Enrico Letta. Da premier, nel gennaio 2014 promette un intervento sul conflitto d’interessi. «Letta dal ’98 è stato ministro in 3 governi — dichiarò il renziano Giachetti —. È premier da aprile. Che tempismo!».

Mucchetti Questione che fu posta con un ddl nel 2013 da 26 senatori Fa piacere che adesso l’esecutivo la metta tra le sue priorità

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