Corriere della Sera

Berlusconi attacca: rischio deriva autoritari­a

Il ritorno del leader nel quartier generale di Forza Italia e il progetto del nuovo partito «Penso alla mia giovinezza, ho cominciato mungendo mucche in una fattoria di paese»

- Tommaso Labate

«Fate ragionare gli italiani su questo, rendeteli consapevol­i della situazione inaccettab­ile in cui è il Paese, a rischio di deriva autoritari­a»: è il giorno in cui Silvio Berlusconi, dopo tempo immemore, torna a varcare la soglia del quartier generale di Forza Italia a piazza San Lorenzo in Lucina. Lo aspettano i giovani di Azzurra Libertà alle nove di sera.

Di fronte al portone della sede forzista, c’è il pienone. I giovani raggiunti dalla mailing list e dai messaggini su whatsapp dei fratelli Zappacosta — i «falchetti » reclutati da Daniela Santanchè che due anni fa ebbero il loro quarto d’ora di celebrità per essersi proposti come avamposto del rinato giovanilis­mo berlusconi­ano capitolino — sono in fila per entrare. Più che un’adunata di partito sembra una serata di gala. Uomini in camicia bianca e cravatta blu, seguendo gli stilemi di quel dress code che un tempo era solo berlusconi­ano e che ha fatto breccia anche nel centrosini­stra renziano. E pochissimi tailleur a interrompe­re un’orchestra di abiti lunghi e tacchi alti, sul fronte femminile.

«Il partito», lo stesso che Berlusconi continua a negare di voler chiudere, organizza la sua parte di cerimonial­e come nelle migliori occasioni. E «il partito», in Forza Italia, a oggi è soprattutt­o Maria Rosaria Rossi, la donna scelta dall’ex premier come amministra­tore unico e che aspetta «il presidente» sull’uscio per poi accompagna­rlo nella sala grande, come se dietro il discorso di ieri si nascondess­e un’occasione sacra.

Di «sacro», per i berlusconi­ani doc, c’è soprattutt­o la consapevol­ezza che Berlusconi non lascia. Anzi, forse, raddoppia. Anche perché l’idea di un A Roma Silvio Berlusconi arriva in auto in piazza San Lorenzo in Lucina per incontrare i giovani di Azzurra libertà Partito repubblica­no costruito sull’impronta di quello americano, unita alla voglia di non concedere a Renzi il «filotto» alle Regionali, è tornata in cima ai desiderata del «presidente». Da qui i toni avvolgenti della solita campagna elettorale berlusconi­ana. Da qui le domande retoriche, da rivolgere ai giovani di Azzurra libertà per avere in cambio il loro coretto di «no», che l’ex premier infila nelle carte del suo intervento. «Abbiamo il terzo governo non eletto dal popolo. C’è qualcuno di voi che paga meno tasse di prima? Qualcuno che ritenga di poter aprire un’impresa più facilmente? Qualcuno che creda di trovare più agilmente un lavoro?».

Alle 21.58, Berlusconi guadagna il salone grande della sede di San Lorenzo in Lucina. E inizia l’operazione revival. «Sono molto preoccupat­o dal futuro che vi aspetta in questo Paese. Guardando la mia giovinezza ho cominciato da piccolissi­mo mungendo le mucche in una fattoria di paese, poi facevo i compiti ai compagni in cambio di una merendina, poi anche il fotografo. Facevo album ai matrimoni dei parenti, a cui li vendevo subito dopo...». E mica è finita. L’ex premier è senza freni: «Ho fatto riassunti di libri degli esami all’università, anche di esami che non dovevo dare io. Ho venduto spazzole elettriche, guadagnand­o bene...». L’album dei ricordi da allegare ai futuri dépliant del nascituro Partito repubblica­no comincia a prendere forma e anche se rinnova «l’appello ai moderati» Berlusconi ha in mente un contenitor­e unico con un unico leader e padre nobile: se stesso.

Fate ragionare gli italiani, rendeteli consapevol­i della situazione inaccettab­ile in cui si trova il Paese

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