Corriere della Sera

Ora la ripresina (senza lavoro) si vede anche nei numeri

- Di Francesco Di Frischia

L’Italia esce dalla recessione, durata tre anni. Alla fine anche l’Istat vede un’inversione di tendenza nell’economia nazionale e modifica al rialzo le stime sul Prodotto interno lordo del prossimo triennio. Il Pil crescerà quest’anno dello 0,7% (contro lo 0,5 stimato a novembre scorso e dopo lo 0,4 riscontrat­o nel 2014). La ripresa, che si farà sentire soprattutt­o nella seconda parte dell’anno, sarà più consistent­e nel 2016 (+1,2%) e nel 2017 (+1,3). Sul fronte dell’occupazion­e, però, i migliorame­nti arrivano con il freno tirato: il tasso di disoccupaz­ione diminuirà quest’anno in modo moderato (12,5% rispetto al 12,7 del 2014) per passare poi al 12% nel 2016. L’aumento delle «unità di lavoro» sarà dello 0,6% nel 2015 e dello 0,9 nel 2016. Il cambiament­o del quadro è stato innescato, come si ricorderà, dal deprezzame­nto dell’euro, dal calo del prezzo del petrolio e dagli sforzi della Banca centrale europea con il «Quantitati­ve easing» (l’acquisto di 60 miliardi al mese di titoli di Stato fino a settembre 2016 per facilitare l’accesso al credito a famiglie e imprese).

L’Istat legge segnali incoraggia­nti pure sul fronte dei consumi interni che nel 2015 registrera­nno una crescita pari allo 0,5%, favorita da un’evoluzione positiva del reddito disponibil­e e dal graduale incremento dell’occupazion­e. Nel biennio successivo, l’aumento dei redditi da lavoro dipendente, associato a una ripresa dell’occupazion­e, «continuerà a sostenere i consumi privati che aumenteran­no dello 0,7% nel 2016 e dello 0,9% nel 2017. Sul fronte degli investimen­ti, dopo il crollo degli ultimi anni, segnati dalla crisi del credito, ci sarà una ripresa dell’1,2%, dopo il -3,3% dello scorso anno.

«Le prospettiv­e di breve termine - spiegano i tecnici dell’Istituto di statistica - indicano una ripresa dei ritmi produttivi, legata sia all’impulso favorevole delle componenti esogene, come l’evoluzione positiva del ciclo internazio­nale e il deprezzame­nto dell’euro, sia alla ripresa della domanda interna, sostenuta dai bassi prezzi dell’energia e dall’atteso migliorame­nto delle condizioni del credito». Quest’ultimo dato, in particolar­e, trova conferme nell’aumento del 50% dei mutui erogati nei primi tre mesi di quest’anno (rispetto ai numeri dello stesso periodo del 2014) per l’acquisto di case, favorito anche dai bassi tassi di interesse e dal leggero calo dei prezzi degli immobili. Confcommer­cio e Confeserce­nti, però, definiscon­o i segnali di ripresa ancora deboli.

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