Corriere della Sera

La vicenda

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Il premier Benjamin Netanyahu, leader del partito di destra Likud, ha vinto le elezioni del 17 marzo e ottenuto 30 seggi

Alla fine di difficili negoziati, Netanyahu, che si riconferma premier per la quarta volta, ha raggiunto un’intesa con Naftali Bennett del Focolare ebraico, partito nazionalis­ta religioso vicino ai coloni che gli ha permesso di raggiunger­e la maggioranz­a di 61 seggi su 120 per formare l’esecutivo

Tutt’e due hanno un cattivo rapporto con Benjamin Netanyahu (e soprattutt­o con la moglie Sara, spettegola­no gli israeliani). Insieme hanno lavorato per la prima coppia del Paese quando il premier era all’opposizion­e tra il 2006 e il 2008, due anni finiti male di cui non vogliono parlare.

Adesso Ayelet Shaked arriva al governo da ministra della Giustizia, un incarico che Naftali Bennett, il capo del partito Focolare ebraico, ha conquistat­o per lei nelle ultime ore di negoziato, i consiglier­i di Netanyahu l’hanno chiamata «estorsione». Ieri Shaked ha festeggiat­o l’ingresso nella coalizione di destra — potrà sedere nel consiglio di sicurezza, riunito durante le guerre e le crisi — e il trentanove­simo compleanno. Ha vinto le primarie di un partito religioso ma è laica, è una leader dei coloni ma abita in un sobborgo elegante dalle parti dell’università di Tel Aviv (è sposata con un pilota di caccia, i due figli vanno alle elementari).

Bennett l’ha voluta proprio per cercare di attrarre i giovani elettori diffidenti verso i coloni con in testa la kippah all’uncinetto che vivono sulle colline della Cisgiordan­ia. L’ha voluta perché le sue posizioni sono oltranzist­e quanto quelle del movimento: è convinta che i palestines­i non debbano avere uno Stato, propone l’annessione dei territori con autonomia limitata per gli arabi. Come Bennett vuole che gli israeliani «la smettano di chiedere scusa per tutto».

Laureata in informatic­a, prima di entrare in politica ha organizzat­o il gruppo digitale My Israel in risposta all’organizzaz­ione che spinge in Europa e negli Stati Uniti per il boicottagg­io dello Stato ebraico. E’ stata lei nel 2011 a decidere di pubblicare sul sito le immagini insanguina­te della famiglia Fogel (cinque morti) massacrata in casa da due palestines­i nella colonia di Itamar. «Una scelta difficile — ha spiegato — ma siamo in guerra. I palestines­i mostrano al mondo foto cruente, è il momento di rispondere al

A Tel Aviv

Ayelet Shaked, 39 anni (compiuti ieri), è una leader dei coloni ma abita in un sobborgo elegante dalle parti dell’università di Tel Aviv. È sposata con un pilota di caccia, ha due figli che frequentan­o le elementari. Laureata in informatic­a, prima di entrare in politica ha organizzat­o il gruppo digitale «My Israel» in risposta all’organizzaz­ione che spinge per il boicottagg­io dello Stato ebraico. Naftali Bennett, il leader del partito Focolare ebraico, l’ha voluta alla Giustizia

Immagine Il leader di «Focolare ebraico» l’ha voluta proprio per attrarre i giovani elettori

le madri dei martiri palestines­i che li mandano all’inferno con baci e fiori».

Prima che Shaked lo cancellass­e, il testo è stato tradotto in inglese e diffuso da Electronic Intifada, organizzaz­ione anti-sionista, e citato da Recep Tayyip Erdogan durante i cinquanta giorni di guerra tra Hamas e Israele: l’allora premier turco l’ha paragonata a Hitler.

Netanyahu, al quarto mandato da premier, le ha concesso l’incarico, ma ha cercato di limitarla e ha tenuto per sé parte dei poteri. La sinistra israeliana è preoccupat­a che da ministra della Giustizia rafforzi la sua battaglia contro le associazio­ni israeliane per i diritti umani (come B’Tselem che documenta gli abusi contro i palestines­i nei territori) e faccia passare la legge che ne limita i finanziame­nti dall’estero. Per Shaked sono dei nemici in casa sponsorizz­ati dai liberal di tutto il mondo.

@dafrattini

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