Corriere della Sera

MIGRANTI, IL NO DEGLI ENTI LOCALI A UNA (DIFFICILE) ACCOGLIENZ­A

- Di Gian Antonio Stella

Di ventinove profughi, per dirla con qualche canaglia nostrana, ci ha appena liberato l’Isis, tagliando loro la gola. Erano migranti cristiani. Della Chiesa etiope fondata 17 secoli or sono. Se ce l’avessero fatta ad arrivare qui davvero c’è chi se la sarebbe sentita di «liquidarli come clandestin­i» e ributtarli a mare o restituirl­i agli aguzzini della Jihad?

Piaccia o no, questa è la domanda sullo sfondo del braccio di ferro tra il governo e gli enti locali per la distribuzi­one degli immigrati sbarcati sulle nostre coste. Certo, è una vergogna che l’Europa se ne lavi le mani. Ma batter la scarpa sul tavolo come Krusciov non risolvereb­be nulla. Tanto più che, come spiegò un giorno Berlusconi, «la Germania ha ospitato da 300 mila a 400 mila bosniaci…». Sono 50 milioni, i profughi nel mondo.

Sì, non possiamo farci carico di tutti mettendoci sulle spalle un peso troppo grande. È difficile per i Comuni, sottoposti a durissimi tagli finanziari, smaltire i nuovi arrivati. Difficile per un governator­e, un sindaco o un prefetto spiegare l’imposizion­e dell’accoglienz­a.

Non si può liquidare come fottuti egoisti quanti sono chiamati a incessanti emergenze senza capire bene cosa lo Stato vuol fare. Quali sono le prospettiv­e oltre l’affanno quotidiano.

Detto questo, alcune Regioni hanno mostrato un senso di responsabi­lità altrove assente. La Sicilia, con tutti i suoi problemi, accoglie oggi il 21% dei rifugiati: quanto Lombardia (9%), Piemonte (5%), Veneto (4%) e Friuli (3%) insieme. Davvero la ricca Val d’Aosta, con un reddito pro capite di 36.800 euro contro i 15.500 della Calabria (che ospita il 7 per cento dei nuovi arrivati), è nell’«assoluta impossibil­ità» di accogliere 79 persone (una per Comune e tre nel capoluogo) perché, dice il presidente Augusto Rollandin, ha già 62 ospiti?

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