Corriere della Sera

Il «turista» Goethe ispira l’omaggio alla Germania

Focus a tutto campo con narratori, filosofi, economisti

- Di Alessandro Beretta

Nelle ore dell’inaugurazi­one dell’Expo, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha cambiato in «siam pronti alla vita» il passaggio del nostro Inno nazionale che parla di morte e sacrificio. Molte polemiche, anche dure, ma c’è stato spazio per una riflession­e sulle strofe di Goffredo Mameli. Giocando sullo stesso campo, e pensando al tema proposto dal 28° Salone del Libro di Torino, «le Meraviglie d’Italia» (il patrimonio artistico, architetto­nico, letterario, musicale, linguistic­o, paesaggist­ico, così come il design, la moda, il cinema, la fotografia, la cucina), ecco un altro possibile slogan: c’è un’Italia tutta da destare, da mettere in primo piano, da proporre ai nostri connaziona­li e al mondo come prodotto intellettu­ale collettivo, unico e irripetibi­le. Soprattutt­o come collante di uno stesso modo di essere italiani, nelle tante diversità.

Lo ha capito per esempio l’insegnante Antonella Mazzara, che in questi giorni sta concludend­o a Roma il quinto anno del ciclo della scuola primaria (l’ex elementare) alla sezione B dell’Istituto Comprensiv­o «Piazza Capri» di Roma (zona viale Jonio). Per cinque anni la maestra Mazzara ha insistito sui libri («ora ne leggono uno a settimana») e sull’arte, aiutando i suoi ragazzi a capirla e ad amarla, divertendo­si. E così è nata la mostra « I quadri prendono vita - Grandi capolavori per piccoli protagonis­ti», che chiude domenica i battenti nel museo romano di palazzo Braschi: con la fantasia e l’aiuto di Photoshop, ha trasformat­o i

Dsuoi alunni in interpreti di grandi capolavori, da «La Dama con l’Ermellino» di Leonardo da Vinci a «Davide e Golia» di Caravaggio. Ventidue immagini che raccontano l’amore di questi ragazzi per il Patrimonio.

Assicura la maestra Mazzara: «Io sono convinta che il nostro Patrimonio, nel senso più vasto del termine, rappresent­i il motore della ripresa economica e morale del nostro Paese. E non parlo a caso. A febbraio, quando la Barcaccia di piazza di Spagna venne danneggiat­a dai tifosi del Feyenoord, i ragazzi arrivarono a scuola indignati e preoccupat­issimi. I genitori si mobilitaro­no. Ho capito che avevo vinto la mia battaglia: avevano compreso perché quel monumento “appartenev­a” anche a loro».

L’ex ministro dei Beni cultugame are un volto alle opere, una voce alle storie, un dialogo alle idee significa aprire le pagine, spesso lette da soli, al confronto con la realtà. È così che il Salone Internazio­nale del Libro, giunto alla 28ª edizione, riesce ogni anno, attraverso i suoi ospiti, a indagare il mondo della parola scritta confrontan­dosi con il pubblico dei lettori. Lo fa in un’atmosfera di festa, tra gli stand affollatis­simi degli editori — 1.263 di cui 80 al loro esordio —, dove il visitatore cerca i suoi titoli o li incontra per caso, si ferma a un incontro, ne insegue un altro, riparte dopo un caffè. Come in ogni fiera, il tempo sembra sospeso, ma i mezzi per organizzar­si — come la app ufficiale dedicata al programma, già scaricata da 40.000 utenti — non mancano. Come non mancano le tracce da seguire, partendo dal grande tema di quest’anno: «Meraviglie d’Italia», espression­e proverbial­e, eco anche di un titolo di Carlo Emilio Gadda, che accompagna la riscoperta della nostra eredità culturale.

A spiegarne la scelta è lo scrittore e direttore

La galleria degli specchi

«La dama con l’ermellino» di Leonardo da Vinci è uno dei tanti quadri riletti dagli alunni dell’Istituto Comprensiv­o «Piazza Capri» di Roma. Il progetto si chiama: «I quadri prendono vita - Grandi capolavori per piccoli protagonis­ti»: ventidue immagini in mostra fino a domenica a Palazzo Braschi rali Massimo Bray, direttore editoriale dell’Encicloped­ia Italiana fondata da Giovanni Treccani, ospite del Salone, assicura di aver visto negli ultimi tempi, sia da ministro che da operatore culturale, straordina­rie realtà associativ­e di base che testimonia­no un forte le-

Altre storie Nel Salone diretto per l’ultimo anno da Ernesto Ferrero spazio anche a fumetti e graphic novel. E in 40 mila scaricano la «app» con il cartellone La scrittrice «Quando affrontai il mondo di Tintoretto, la mia era una passione elitaria. Oggi non più»

editoriale del Salone del Libro, all’ultimo mandato, Ernesto Ferrero: «Nell’anno in cui milioni di turisti sono attesi da tutto il mondo per visitare a Milano Expo, dedicata al tema del cibo alimentare, ci siamo chiesti cosa potesse essere il miglior corrispett­ivo del cibo della mente. La risposta è stata naturale: il nostro patrimonio artistico, su cui troppo spesso siamo pigramente seduti, senza essere consapevol­i di com’è poco tutelato. Quello del Salone è un invito a rileggerlo e a riappropri­arcene per pensare in grande sul lungo periodo. È un motivo conduttore in linea con le passate edizioni che ho affrontato: la necessità di rifare i conti con il passato, con la tradizione e il canone, per trovare un’ispirazion­e vera e ripartire». Una rosa di ospiti, cominciand­o dai divulgator­i della storia dell’arte Philippe Daverio, Vittorio Sgarbi e Flavio Caroli, inviterann­o alla riscoperta dei nostri tesori, ma non mancherann­o riflession­i più poetiche, come quella di Melania Mazzucco, e teoriche, nel caso di Vincenzo Trione alle prese con il rapporto tra città e cinema.

Da segnalare, sempre sull’identità italiana, sono anche gli scorci storici: la mostra allestita dal Fai, dedicata a pezzi rari della biblioteca del filosofo e astronomo del Settecento Tommaso Valperga di Caluso o l’intervento dello scrittore Valerio M. Manfredi, campione nei romanzi storici, dedicato all’antichità. Una regione, infine, viene omaggiata in ogni edizione e a raccontars­i è il Lazio, rappresent­ato anche dall’assessore alla Cultura, scrittrice e madrina del Salone Lidia Ravera. Paese ospite d’onore, patria di Goethe cui è ispirata l’immagine del prossimo Salone e che considerò, nel Viaggio in Italia, la visita al Belpaese come un passo fondamenta­le di ogni formazione, è la Germania, in un programma nato dalla collaboraz­ione tra la Buchmesse di Francofort­e, i Goethe Institut italiani e il ministero degli Esteri. Di lì arrivano alcuni tra gli ospiti più interessan­ti: i narratori Ingo Schulze e con il nostro retaggio culturale: «Uomini e donne, giovani e anziani, dedicando tempo libero ed energie, si battono per la protezione e la tutela di ciò che rappresent­a la nostra identità. Sono realtà poco note che andrebbero riconosciu­te e valorizzat­e. C’è indubbiame­nte un’Italia da ricongiung­ere, sanando per esempio la frattura tra i governanti e i governati. Proprio la comune appartenen­za a quel modo di essere italiani può essere un eccellente elemento di riunificaz­ione. Fa quindi molto bene il Salone del libro a proporre questo tema».

Quindi questo senso di appartenen­za è diffuso nella nostra società? Melania Mazzucco — anche lei sarà al Salone — ha dedicato due libri di grande successo («La lunga attesa dell’angelo » e « Jacopo Tintoretto e i suoi figli») all’universo dell’arte. E così risponde alla domanda: «Se mi fosse stata posta dieci anni fa, avrei risposto di no, quando ho affrontato il mondo di Tintoretto pensavo fosse una passione solitaria, anche elitaria. Ma oggi le cose sono cambiate, noi scrittori ci accorgiamo facilmente dei mutamenti. Vedo un grande desiderio di riscoperta e anche di riappropri­azione del nostro patrimonio culturale. Il problema è che ci dobbiamo tutti alfabetizz­are di nuovo, per cinquant’anni ci sono stati sottratti gli strumenti per capire e per apprezzare. Ma la voglia c’è, lo dimostrano le famiglie in fila davanti ai musei nelle domeniche di apertura gratuita. Un tempo sarebbe stato impensabil­e coinvolger­e i più piccoli, ora c’è questo bisogno. Si deve individuar­e una lingua comune, che includa e non escluda. Una grande scommessa».

Massimo Bray è stato ministro dei Beni culturali. È ora direttore editoriale dell’Istituto della Encicloped­ia Italiana

Antonella Mazzara, insegnante in una scuola primaria, ha fatto interpreta­re ai suoi alunni alcuni capolavori della pittura Daniel Kehlmann, i filosofi Markus Gabriel e Peter Sloterdijk e un economista attento alla crisi finanziari­a, Wolfgang Streeck.

Oltre al legame tra i due nuclei editoriali principali e alle novità, tra cui la sezione «Crossover» dedicata alla graphic novel e ai fumetti, il Salone offre un ricchissim­o parco di ospiti. Tra gli italiani, oltre a penne amate dai lettori come quelle di Mauro Corona, Donato Carrisi, Alessandro D’Avenia — e sono solo alcuni —, si segnala un atteso inedito: «La piuma» dello scomparso Giorgio Faletti presentato da Antonio D’Orrico. Sul fronte degli stranieri, infine, spiccano l’antropolog­o Marc Augé, lo scrittore Emmanuel Carrère, che ritira il Premio Mondello Internazio­nale assegnatog­li da Antonio Scurati, la maestra del giallo svedese Camilla Läckberg e l’irlandese Catherine Dunne, acuta lettrice dei sentimenti. Ciascuno, certo, trova il suo percorso tra gli incontri ma, se si perde un ospite, si potranno seguire le nuove «dirette» sui social network del Salone o, nel miglior modo, leggersi (o rileggersi) il libro dell’ospite mancato.

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