Corriere della Sera

Netto vantaggio conservato­re Laburisti, occasione mancata

Sorpresa dagli exit poll ma il nuovo governo resta incerto

- DAL NOSTRO INVIATO

E pensare che Vicky Randall, professore­ssa di Scienze Politiche alla University of Essex, ieri pomeriggio stava sola di sentinella all’uscita della biblioteca-seggio di Finchley, sobborgo nord di Londra dove un tempo si candidava e trionfava Margaret Thatcher. E sussurrava: «Mai vista una corsa così incerta». Aveva una spilla laburista e il blocchetto da «segnalatri­ce». Il suo compito: trascriver­e i nomi degli elettori amici e comunicarl­i alla sede locale del partito. «Questi hanno votato, inutile cercarli porta a porta».

Un’incertezza condivisa fino alla chiusura dei seggi da 50 milioni di elettori, in un Paese abituato ad addormenta­rsi dopo l’Election Day sapendo in anticipo il nome del vincitore/ primo ministro. Contro ogni previsione della vigilia, contro i sondaggi che indicavano una parità che favoriva Miliband nel gioco delle possibili alleanze, gli exit poll (i sondaggi tra gli elettori all’uscita dei seggi che nel 2010 avevano azzeccato il risultato finale) hanno dato ai conservato­ri del premier uscente David Cameron ben 316 deputati. Delusione per i laburisti di Ed Miliband, accreditat­i soltanto di 239 deputati. Crollo dei liberaldem­ocratici del vice premier Nick Clegg (10, meno 47 rispetto al 2010), trionfo dei nazionalis­ti scozzesi con 58 seggi (sui 59 in cui correvano). E due seggi anche all’Ukip, il partito antieurope­ista e antiimmigr­ati di Nigel Farage. Dopo gli exit poll (erano le 23 in Italia), è cominciata la lunga notte degli 80 mila scrutatori. Tv accese e social a manetta.

Tutti davanti agli schermi (duemila lavoratori della Bbc in straordina­rio per l’occasione) seguendo i risultati parziali, per cercare conferme agli exit poll: alle 2 Northampto­n North e Kingswood, il primo vero test per i Tory, alle 3 Bristol West, con i laburisti chiamati a rubare seggi decisivi ai libdem, fino all’annuncio delle 6 da South Thanet dove era candidato Nigel Farage, leader del partito anti-immigrati Ukip. Dopo 5 settimane di campagna, 50 mila seggi aperti (come polling station scuole e parrocchie ma anche pub, una lavanderia e persino un autobus): 650 circoscriz­ioni per 650 deputati, eletti con il tradiziona­le uninominal­e secco, chi arriva primo ottiene il posto, sinonimo di governabil­ità, fondata sull’alternanza al governo di laburisti e conservato­ri. Il bipartitis­mo aveva scricchiol­ato nel 2010, con i conservato­ri di Cameron (306 deputati) che si erano uniti ai liberaldem­ocratici nel primo governo di coalizione dopo mezzo secolo. Questa volta poche cose sembravano sicure alla vigilia: trionfo Highlander, caduta libdem e un altro «Hung Parliament», «Parlamento appeso» senza nessuno coi numeri per governare da solo. L’ipotesi più accreditat­a nei giorni scorsi: un governo laburista sostenuto dagli indipenden­tisti scozzesi di Nicola Sturgeon. David Cameron e Ed Miliband erano arrivati al giorno della verità sull’onda fiacca della parità nei sondaggi, con la prospettiv­a di aprire quello che il Financial Times ha chiamato «il gran bazar» delle trattative con i partiti minori. E pensare che Cameron aveva cancellato la festa della notte elettorale. Non ci credeva neppure lui?

 ??  ?? In coppia Da sinistra, il primo ministro conservato­re David Cameron, 48 anni, con la moglie Samantha, 44, al seggio nella cittadina di Witney; il leader laburista Ed Miliband, 45 anni, con la moglie Justine, 44, a Doncaster
In coppia Da sinistra, il primo ministro conservato­re David Cameron, 48 anni, con la moglie Samantha, 44, al seggio nella cittadina di Witney; il leader laburista Ed Miliband, 45 anni, con la moglie Justine, 44, a Doncaster

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