Corriere della Sera

«Difendo mio padre perché lui è De Mita Macché trasformis­ta, è il più moderno»

- Marco Demarco mdemarco55

NAPOLI «Non lo difendo perché è mio padre», dice Antonia, la De Mita sui tacchi a spillo, giornalist­a, 47 anni, di cui ogni tanto si parla come candidata (ma alle Europee non se ne fece nulla) o come assessore regionale.

E allora perché?

«Perché è De Mita». E cioè? «Perché è un democristi­ano, perché ha i suoi valori che sono anche i miei, perché ha scritto un pezzo della storia d’Italia, perché ha rinunciato a poltrone e incarichi prestigios­i, perché brucia di passione politica, perché ancora oggi, a 86 anni, gli piace fare il sindaco di Nusco, e non di un’area metropolit­ana, e perché merita rispetto e consideraz­ione». Gli hanno mancato di riguardo? «Gli hanno dato del trasformis­ta». Scusi, ma lei come definirebb­e chi in Campania ha governato prima col centrosini­stra di Bassolino, poi col centrodest­ra di Caldoro, e ora si è appena alleato con la sinistra di De Luca?

«Lo vede che ho ragione io a dire che De Mita è il più moderno di tutti? Ancora lì a utilizzare categorie anchilosat­e come destra e sinistra. Ma il mondo gira. E anche in Italia qualcosa si avverte. Per esempio, io ho molti dubbi sulla nuova legge elettorale, per me la democrazia è confronto tra maggioranz­a e opposizion­e. Ma è indubbio che Renzi abbia sconvolto i vecchi schemi di governo. E lo stesso patto del Nazareno sarebbe stato inimmagina­bile prima. Il fatto è che la politica evolve, fa i conti con la complessit­à dei tempi, mentre l’informazio­ne da un lato si velocizza, dall’altro diventa sempre più superficia­le. Il prezzo che paghiamo sono i titoli a effetto, i processi politici ridotti a intrecci da soap sudamerica­na, i ragionamen­ti terra terra...».

Nel 2008, però, quando Francesco Pionati abbandonò l’Udc per passare con Berlusconi lei non fu affatto tenera con lui.

«Sì, è vero, dissi tutto quello che allora pensavo».

Lei sapeva del patto De Mita-De Luca? O è rimasta sorpresa come tutti noi?

«Cerco di seguire i fatti politici, mi informo su cosa succede a Roma e sulle vicende campane, e sapevo che De Mita si incontrava sia con Caldoro sia con De Luca per cercare intese programmat­iche. Però ammetto: l’effetto è stato sorprenden­te».

Sa cosa diceva De Luca di suo padre? «Non se ne può più», diceva.

«E invece ora gli tende la mano, me ne rendo conto. Ma è la politica».

Ad Antonio Bassolino, frastornat­o da quel patto, lei ha risposto che quella di De Mita è stata «una decisione politica ponderata, fatta da un uomo di cui tutto si può dire tranne che improvvisa o si trasforma». Più che una difesa d’ufficio sembra un atto di fede.

«Sbaglia. Il mio non è un atteggiame­nto fideistico. Certo, ho un vizio di famiglia: mi piace ragionare di politica. E poiché sono amica di Bassolino su Facebook, ogni tanto chattiamo. Così, civilmente». E De Luca le piace politicame­nte? «Ha un bel piglio decisionis­ta, quello che oggi ci vuole. Poi so che c’è bisogno di rappresent­are meglio il Sud a Roma e di fare di più in loco, a cominciare dal lavoro che manca. Mi auguro che la collaboraz­ione con De Mita possa funzionare». Sarebbe pronta per un impegno in giunta? «Non aspiro a fare l’assessore, sia chiaro. Ma sono disposta a dare una mano alla mia terra». Ah, sì? E come? «Mi occupo di eventi culturali e turistici. Sarei pronta a impegnarmi per l’alta gioielleri­a campana. Come io chiamo i nostri siti archeologi­ci, i nostri musei, i nostri paesaggi. L’Irpinia, ad esempio, è la nostra Scozia, bisogna saperlo». E su cosa punterebbe? «Sull’integrazio­ne tra pubblico e privato. Sulla sburocrati­zzazione da un lato, sulla defiscaliz­zazione dall’altra». Materia da intesa programmat­ica, giusto? «Proprio così».

La figlia Antonia Non aspiro a fare l’assessore, ma sono disposta a dare una mano

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