Corriere della Sera

«Ho fatto causa ed è scoppiato il caos pensioni»

Parla Giuseppe Cardinale, l’ex manager Standa che ha sconfitto lo Stato davanti alla Consulta

- Fabrizio Massaro fmassaro@corriere.it

«Glielo confesso, non me l’aspettavo: abbiamo lanciato un petardino e abbiamo fatto scoppiare l’atomica! » , scherza al telefono G.C., come indicato nella sentenza della Consulta sulle pensioni.

All’anagrafe G.C. è Giuseppe Cardinale, 70 anni, palermitan­o, ex manager della Standa. È il pensionato che per primo ha fatto valere davanti a un tribunale la questione di illegittim­ità costituzio­nale della riforma Fornero ottenendo la bocciatura della norma del 2011 sul blocco della perequazio­ne degli assegni oltre tre volte il minimo. Una sentenza che interessa 5 milioni di pensionati e che ha aperto un buco di 14 miliardi (netti) nei conti pubblici.

Cardinale non è un pensionato d’oro: «Sono in pensione dal ‘99 e prendo circa 1.600 euro al mese. Dal 1971 ho lavorato alla Standa, fin da quando non era ancora di Berlusconi, e sono diventato direttore di filiale. Nel ‘99 sono andato in mobilità con un bonus per due anni e mezzo fino alla pensione Inps dal 2001 riscattand­o anche gli anni di giurisprud­enza». Con la pensione aiuta anche i figli di 31 e 32 anni che ancora vivono con lui e con sua moglie, anche lei pensionata: «Lavorano part time a tempo indetermin­ato in un call center. Dunque per le statistich­e non sono disoccupat­i. Ma in casa riescono a campare, fuori no».

Quella di Cardinale è stata una causa-pilota: dietro c’è una regia orchestrat­a da due sindacati dei dirigenti, Federmanag­er e Manager Italia, con gli avvocati Riccardo Troiano e Alessia Ciranna di Orrick Herrington & Sutcliffe, lo studio legale internazio­nale guidato in Italia da Patrizio Messina. I legali hanno individuat­o i tribunali più idonei sulla base dei tempi medi di svolgiment­o delle cause e i sindacati hanno trovato i «volontari» per avviare i ricorsi. Tra questi, Cardinale.

«Mi hanno chiamato da Manager Italia, il mio sindacato», racconta Cardinale, «e abbiamo parlato di questa possibilit­à. All’inizio non avevo chiaro se c’era fondamento giuridico. Poi ho capito che poteva essere non del tutto campata in aria e ho detto “perché no?”. È un discorso di diritti acquisiti che vengono violentati, anche perché non si distingue tra pensionati come me e quelli da 1520 mila. Che poi dico: anche questi, se hanno versato i contributi, perché non dovrebbero avere la pensione? Certo, se non li hanno versati, li rubano a qualcun altro».

Il ricorso risale a maggio 2013. Il presidente della sezione lavoro del tribunale di Palermo, Antonio Ardito, è stato il più veloce nel decidere sull’eccezione di incostituz­ionalità a novembre 2013. E ora potrebbe per primo far valere la sentenza riconoscen­do il mancato adeguament­o. «Non ho fatto bene i conti, a naso ad oggi sarebbero 120-130 euro al mese», dice Cardinale. « In totale sono 1.200-1.300 euro di arretrati. Ci faremo una mini vacanza in un resort, ovviamente in Sicilia».

Il rimborso «La mia non è una pensione d’oro. Prendo 1.600 euro, mi devono dare 1.300 euro» La strategia Dietro il ricorso una strategia legale di Federmanag­er e Manager Italia

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