Migranti, il richiamo di Mattarella all’Europa
Il capo dello Stato: ci vuole meno egoismo. Mogherini: una vergogna che ci si svegli solo di fronte ai morti Il presidente della Commissione Juncker e il meccanismo delle quote di profughi in tutti i Paesi membri
«È una vergogna che l’Europa si svegli solo di fronte ai morti», dice l’Alto rappresentante Affari esteri dell’Unione Europea Federica Mogherini: e gli oltre mille liceali venuti ad ascoltarla nell’Auditurium dell’Expo applaudono. «Senza una maggiore solidarietà tra gli Stati membri — aggiunge accanto a lei il presidente dell’Europarlamento Martin Schulz — il problema dei rifugiati non potrà essere risolto»: e i ragazzi applaudono di nuovo. «Ci vuole meno egoismo», sintetizza da Roma il presidente Sergio Mattarella. Questo mentre il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, aveva già detto agli europarlamentari: «Ne ho abbastanza di parole, proporrò una ricollocazione» dei migranti «in tutta l’Unione». Con un «sistema di quote», aveva precisato.
Così a 70 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale e a 65 dalla dichiarazione di Robert Schumann che il 9 maggio 1950 aprì la strada all’integrazione europea, celebrata ieri con la Festa dell’Europa, il dramma dei migranti e le sfide su fame e lavoro hanno innescato in una misura mai toccata finora una serie di moniti dell’Europa non solo a se stessa ma ai governi dei Paesi che la compongono. Da parte dei suoi massimi rappresentanti.
I primi sono stati appunto all’Expo di Milano, dove nell’Europe Day di ieri si inaugurava il Padiglione Ue, Schulz e Mogherini. «Da oltre vent’anni in Europa — esordisce il presidente dell’Europarlamento — si discute di immigrazione, gli immigrati sono sempre di più ma la politica è ferma. La colpa non è dell’Europa ma dei governi degli Stati membri, che non vogliono assumersi responsabilità. Manca il senso di solidarietà. Metà dei rifugiati viene accolta da Italia, Svezia e Germania, il 90 per cento si dirige complessivamente in nove Paesi. Ma gli Stati membri sono 28 e le responsabilità devono dividerle. Pensare di farcela da soli è da perdenti. Quindi ai cittadini europei dico: non chiedetevi che cosa fa l’Europa per l’immigrazione, ma che cosa sta facendo il vostro governo. E quello italiano sta già facendo moltissimo».
L’Alto rappresentante nonché vicepresidente della Commissione Ue Mogherini in effetti rivendica la «risposta comune» data con la «decisione di triplicare la missione Triton quando fino a una settimana fa sembrava impossibile anche solo mantenerla». Determimenti»,
Ciampi e Napolitano Per crescere e progredire sia economicamente sia socialmente non c’è altra strada che l’integrazione
nanti, dice, saranno i prossimi appuntamenti: a cominciare da quello di domani quando sarà «a New York per informare il Consiglio di Sicurezza dell’Onu» sul traffico dei migranti nel Mediterraneo.
Il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, dopo un colloquio a Mosca con il suo omologo Sergej Lavrov dice che su questo anche la Russia sarebbe disposta a collaborare. E Mogherini, ancora, dirigendosi al padiglione di Save the Children: «Ci auguriamo che l’agenda per l’immigrazione che presenteremo mercoledì a Bruxelles con la Commissione europea e poi la riunione dei ministri degli Esteri e della Difesa di lunedì 18 maggio possano prendere decisioni importanti».
La portavoce di Juncker, Natasha Bertaud, dice che «il presidente crede fortemente» in un «meccanismo doppio di quote». E precisa che «ci saranno ancora riunioni e cambia- ma che «mercoledì avremo un testo finale».
Anche il capo dello Stato, Sergio Mattarella, nella sua dichiarazione in memoria di Schumann parla di solidarietà e dice che «ci vuole meno egoismo per dare ai nostri giovani europei una prospettiva di lavoro», ma anche «meno egoismo per affrontare in modo positivo il dramma delle migrazioni» e «meno egoismo per svolgere un ruolo efficace di pace in Africa e nel Medio Oriente».
Sullo stesso tema anche la dichiarazione congiunta dei presidenti emeriti Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano: «L’Europa, per crescere economicamente e progredire socialmente, non ha altra strada che quella di una sempre più stretta integrazione. E di una sempre più stretta unione in senso politico tra i suoi Stati e i suoi popoli».