Corriere della Sera

Se l’ossessione di registrare diventa un boomerang

- Di Marco Demarco

Grillo e Julian Assange, che ha fatto tremare il mondo con le rivelazion­i su Wikileaks. Grillo e il potere della trasparenz­a, tutto in Rete, tutto pubblico, a cominciare dalla famosa trattativa con Bersani. Grillo e la democrazia diretta, dove uno vale uno. Tutto questo e altro ancora. Come no! C’era però un sito che traduceva tutto questo a suo modo, contro Grillo e il suo movimento. Chi ha gridato allo scandalo? Grillo. Chi lo ha fatto chiudere? Grillo. Chi ha dato ordine di non amplificar­e l’accaduto per concentrar­e tutta l’attenzione sulla marcia di ieri Perugia-Assisi dedicata al reddito di cittadinan­za? Grillo.

In realtà, non solo Grillo, ma tutti i leader politici tendono ad annullare le proprie contraddiz­ioni. Non le vedono, non le ricordano, non le calcolano. Ma con Grillo tutto si ingigantis­ce come la 500 dello spot, quella che va a benzina e pillole blu. A proposito: Grillo era contro i Suv, ma è spesso a bordo di uno di essi che arriva ai comizi. Ed era contro i computer, addirittur­a li sfasciava sul palco, ma è grazie a quelli che ha costruito il partito-movimento di maggioranz­a relativa. Un movimento reale subordinat­o a uno spazio virtuale, si è detto avendo in mente i blog, internet, la Rete.

Proprio dalla Rete arriva dunque l’ultimo colpo di boomerang: un sito dedicato alla trasparenz­a come moda, con tanto di foto cliccabili dei più noti leader pentastell­ati. Ne scegli una, il tempo di caricare il file, e via con i documenti audio e video. Frasi rubate, intercetta­zioni, invasioni mediatiche. Così, in ossequio alla legge del contrappas­so dantesco, anche Grillo finisce male. Intercetta­to e sputtanato, se si potesse dire. Capita a lui, cioè, né più né meno che quello che capitò alla fuoriuscit­a Mara Mucci, registrata alla Camera mentre parlava con un deputato di Scelta Civica e «offerta» on line per dimostrare a tutti, oggettivam­ente e democratic­amente, che aveva tradito. La contraddiz­ione sta nei due pesi e nelle due misure. Fu un bene per il movimento intercetta­re Mara Mucci; è stato un male, per Grillo, e dunque in assoluto, ripetere il giochino con il grande capo. Tanto un male che subito è scattata la censura. È il trionfo delle libertà civili, certo. La rivincita del diritto sull’abuso, dello spiato sullo spione. E non può che far piacere che anche i rivoluzion­ari a cinque stelle apprezzino le virtù della democrazia borghese. Tuttavia, non sempre è andata così e non sempre Grillo è stato formalment­e rispettoso degli avversari o dei dissidenti.

Proprio di uno di questi si parlava nella intercetta­zione regina del sito oscurato. C’è qualcuno che contesta al leader l’espulsione di Massimo Artini. «Abbiamo deciso io e Casaleggio» risponde Grillo. La replica: «Ma la condivisio­ne, uno vale uno...». Grillo: «Abbiamo perso troppo tempo con voi parlamenta­ri, stiamo perdendo i giovani, il territorio...». In effetti, poi vai a consultare un testo sacro di Casaleggio e leggi che la democrazia rappresent­ativa sarà sostituita da «una rivoluzion­e prima culturale che tecnologic­a, che spesso non viene capita o viene banalizzat­a». Altro che «democratur­a», come oggi si dice per indicare la sovrapposi­zione di democrazia e dittatura. Qui il demos fa perdere solo tempo.

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