Corriere della Sera

Terrorismo, un unico Memoriale per rendere omaggio a tutte le vittime

Il sì di Mattarella: ricordare servitori dello Stato e semplici cittadini che persero la vita

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La commemoraz­ione Il capo dello Stato Sergio Mattarella ieri in via Caetani, sul luogo dove il 9 maggio del ‘78 fu ritrovato il cadavere di Aldo Moro

Il tempo passa, e la memoria inevitabil­mente si affievolis­ce. Soprattutt­o quella collettiva. Tanto più quando si tratta di persone che quando furono colpite non erano famose, ma cittadini che svolgevano il loro lavoro nell’anonimato, o capitati nel posto sbagliato al momento sbagliato. Nomi sconosciut­i o quasi all’epoca, e rimasti pressoché sconosciut­i anche dopo. Alcuni sono risuonati ieri nell’aula del Senato, durante la celebrazio­ne della Giornata della memoria delle vittime del terrorismo, istituita solo nel 2009, pronunciat­i da chi non li ha mai potuti dimenticar­e: familiari che hanno visto cambiare le proprie vite dal giorno in cui qualcuno ha ammazzato loro il padre o il fratello, per motivi politici.

Per esempio Antonio Niedda, appuntato di Pubblica sicurezza, assassinat­o a Padova il 4 settembre 1975 durante quello che sembrava un banale controllo stradale; peccato che sull’auto fermata viaggiasse un proto-brigatista rosso che alla richiesta dei documenti d’identità reagì a colpi di 7,65, e il poliziotto morì all’istante. Oppure Mario Zicchieri, assassinat­o a 17 anni un mese più tardi, ottobre 1975, sulla porta della sezione del Movimento sociale che frequentav­a alla periferia di Roma; mentre era lì, un commando di ultrà dell’estrema sinistra passò davanti alla «sede fascista» a bordo di una macchina dalla quale partì una scarica di fucile che uccise il giovanissi­mo militante missino.

Vittime di quarant’anni fa, cadute sotto il piombo di quella stagione e poi nell’oblio, celebrate ieri dal ricordo commosso di un figlio, Salvatore Niedda (anche lui poliziotto) e di una sorella, Barbara Zicchieri. Insieme ad altre due che hanno avuto un destino della memoria un po’ meno gramo, per via del ruolo che ricoprivan­o quando furono abbattuti dai terroristi neri e rossi. Mario Amato, assassinat­o dai neofascist­i dei Nuclei armati rivoluzion­ari il 23 giugno 1980, unico magistrato della Procura di Roma che a quel tempo conduceva inchieste sull’estremismo di destra in città; invano aveva chiesto al suo capo e al Csm di non essere lasciato solo, perché

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