Corriere della Sera

Vintage Un’Annunciazi­one e altre inquietudi­ni (l’Inquisizio­ne poteva più del pathos)

- Di Alberto Arbasino

sproporzio­nati e inadeguati, forse per avere ammazzato quel drago… Diecimila martiri, peggio di tutto, però angeli che suonano sui gradini, beati… Dispute di Santo Stefano con i sapienti ebrei, invece di andare a dormire… Qualche confusione fra Stragi di Innocenti e Presentazi­oni al Tempio, sperando che non siano alla stessa ora… Apparizion­e del crocifisso d’Ararat in una vastissima chiesa, a Castello… Mentre si preparano le sepolture, fra un Leone e un’Adorazione...

Ma però basta — per favore — con questi cataloghi senza una foto sotto il titolo. E le foto, sparpaglia­te nella saggistica. Si deve fare troppa fatica, col catalogo in mano e i rinvii ogni volta alle pagine. questi bronzi trasferiti via mare. Tutte queste navi trasportav­ano soprattutt­o bronzi ellenistic­i? Va bene, le spese saranno state ridotte. E una via di terra ovviamente non c’era. Ma così i bronzi ripescati a Riace valgono più o meno di quelli scavati lì, ai musei archeologi­ci di Delfi o Salonicco?

Va bene. Al British Museum, al Louvre, al Bardo, a Malibu, al Museo Nazionale Romano, o al Metropolit­an, o a Mazara del Vallo, il Pathos diventa una forma di espressivi­tà, oltre che di Potere. E anche qui a Firenze, oltre che ai Musei Vaticani, a Vienna, a Copenaghen, a Zagabria, a Castelgand­olfo, nonché ovviamente a Napoli e a Pompei…

Quante riproduzio­ni autentiche o autenticat­e ci toccherann­o, prossimame­nte, di qualche apoxyomeno­s, cioè di atleti con strigile, o magari di spinari (giovani ignudi che si tolgono una spina dal piede, scalzo non per umiltà ma per risparmio), ma sempre tenendo presenti la tecnica, la metallurgi­a, la fattura…

Ammesso e non concesso, ora confeeesss­o!

Pullulano i dizionari dei vezzi linguistic­i giovanili. Basta.

Sarebbe forse il momento di elencare i vocaboli e le espression­i che non si possono più usare o sentire?

Fuoco alle polveri, alzata di scudi, piede di guerra, a lancia e spada, punta dell’iceberg, luce del sole, a lume spento… Correre la cavallina, pugno di ferro, amletismi di minoranze…

Inoltre, parata, crociata, guado, pugna, forziere, scalata, fiammata, puntata, fiammata, boccata, leccata, schiaffo…

I tenori sono generalmen­te piccoli. Rispetto ai bassi, che sono spesso più alti. Ma quando devono esprimere «il mio furor» in abiti più che altro moderni — golfoni, mantelli — si sente, e si vede, la carenza di qualche maestoso manto. Siamo probabilme­nte contempora­nei delle Risse in Galleria futuriste e cubiste di Carlo Carrà (ecc. ecc…). Viene spontaneo: «Chi ha la rabbia in core/ si metta a tavolino/ con un bicchier di vino/ la rabbia passerà». E dopo: «La rabbia è già passata/ con acqua e limonata./ Con zucchero e caffè/ La rabbia più non c’è».

L’opera

A fianco: L’Annunciazi­one di Andrea Previtali (1480 circa–1528) conservata a Vittorio Veneto nella Chiesa di Santa Maria Annunziata in Meschio. Si tratta di un olio su tavola di 261 centimetri per 165, dipinto tra il 1505 e il 1510. la firma dell’autore si può leggere sulla base del leggìo della Vergine

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