Vintage Un’Annunciazione e altre inquietudini (l’Inquisizione poteva più del pathos)
sproporzionati e inadeguati, forse per avere ammazzato quel drago… Diecimila martiri, peggio di tutto, però angeli che suonano sui gradini, beati… Dispute di Santo Stefano con i sapienti ebrei, invece di andare a dormire… Qualche confusione fra Stragi di Innocenti e Presentazioni al Tempio, sperando che non siano alla stessa ora… Apparizione del crocifisso d’Ararat in una vastissima chiesa, a Castello… Mentre si preparano le sepolture, fra un Leone e un’Adorazione...
Ma però basta — per favore — con questi cataloghi senza una foto sotto il titolo. E le foto, sparpagliate nella saggistica. Si deve fare troppa fatica, col catalogo in mano e i rinvii ogni volta alle pagine. questi bronzi trasferiti via mare. Tutte queste navi trasportavano soprattutto bronzi ellenistici? Va bene, le spese saranno state ridotte. E una via di terra ovviamente non c’era. Ma così i bronzi ripescati a Riace valgono più o meno di quelli scavati lì, ai musei archeologici di Delfi o Salonicco?
Va bene. Al British Museum, al Louvre, al Bardo, a Malibu, al Museo Nazionale Romano, o al Metropolitan, o a Mazara del Vallo, il Pathos diventa una forma di espressività, oltre che di Potere. E anche qui a Firenze, oltre che ai Musei Vaticani, a Vienna, a Copenaghen, a Zagabria, a Castelgandolfo, nonché ovviamente a Napoli e a Pompei…
Quante riproduzioni autentiche o autenticate ci toccheranno, prossimamente, di qualche apoxyomenos, cioè di atleti con strigile, o magari di spinari (giovani ignudi che si tolgono una spina dal piede, scalzo non per umiltà ma per risparmio), ma sempre tenendo presenti la tecnica, la metallurgia, la fattura…
Ammesso e non concesso, ora confeeessso!
Pullulano i dizionari dei vezzi linguistici giovanili. Basta.
Sarebbe forse il momento di elencare i vocaboli e le espressioni che non si possono più usare o sentire?
Fuoco alle polveri, alzata di scudi, piede di guerra, a lancia e spada, punta dell’iceberg, luce del sole, a lume spento… Correre la cavallina, pugno di ferro, amletismi di minoranze…
Inoltre, parata, crociata, guado, pugna, forziere, scalata, fiammata, puntata, fiammata, boccata, leccata, schiaffo…
I tenori sono generalmente piccoli. Rispetto ai bassi, che sono spesso più alti. Ma quando devono esprimere «il mio furor» in abiti più che altro moderni — golfoni, mantelli — si sente, e si vede, la carenza di qualche maestoso manto. Siamo probabilmente contemporanei delle Risse in Galleria futuriste e cubiste di Carlo Carrà (ecc. ecc…). Viene spontaneo: «Chi ha la rabbia in core/ si metta a tavolino/ con un bicchier di vino/ la rabbia passerà». E dopo: «La rabbia è già passata/ con acqua e limonata./ Con zucchero e caffè/ La rabbia più non c’è».
L’opera
A fianco: L’Annunciazione di Andrea Previtali (1480 circa–1528) conservata a Vittorio Veneto nella Chiesa di Santa Maria Annunziata in Meschio. Si tratta di un olio su tavola di 261 centimetri per 165, dipinto tra il 1505 e il 1510. la firma dell’autore si può leggere sulla base del leggìo della Vergine