Bercot a Cannes, rivincita delle donne «Apro il festival senza effetti speciali»
La regista racconta la storia di un giovane delinquente e recita con Cassel in «Mon roi»
Un delinquente ragazzino che cresce a Dunkerque tra i tentativi di una giudice minorile (Catherine Deneuve) e un educatore (Benoît Magimel) di salvarlo: a inaugurare fuori concorso il 68° Festival di Cannes, questo mercoledì, sarà La tête haute (La testa alta), una storia insolita per l’apertura, spesso riservata a blockbuster americani o comunque a film più facili. Ma è il momento della consacrazione per Emmanuelle Bercot, 47 anni, regista, attrice e sceneggiatrice, che a Cannes è presente anche come protagonista nel film (in gara) Mon roi (Il mio re) della regista Maïwenn. Dopo le polemiche dell’anno scorso per la scarsa presenza femminile, il festival si apre con il film di una donna (l’unico precedente risale al 1987 con Diane Kurys).
Autrice
«La Tête haute» (foto, da sinistra, Rod Paradot e Benoît Magimel) di Emmanuelle Bercot aprirà il festival di Cannes
Dopo Diane Kurys («Un Homme amoureux», 1987) la regista è la seconda donna ad aprire la rassegna Il primo appuntamento tra Barack e Michelle Obama diventa un film, con il titolo Southside with you. Lo riporta Hollywood Reporter. La pellicola ripercorrerà alcune vicende degli inizi della storia d’amore fra i due futuri inquilini della Casa Bianca, alla fine degli anni 80. Il ruolo dell’attuale first-lady, allora avvocato presso lo studio associato dove il futuro presidente svolgeva uno stage, sarà interpretato da Tika Sumpter, mentre Parker Sawyers (nelle foto a sinistra), prossimamente sul grande schermo in Snowden di Oliver Stone, vestirà i panni di Barack Obama. Il film sarà diretto da Richard Tanne. toccato il pubblico. È un modo per dare il la, il tono di questo festival, nel quale ci sono meno effetti speciali e diversi film con messaggi sociali o politici».
Quanto contano le questioni sociali nel suo cinema?
«Ho sempre adorato il cinema sociale, soprattutto quello inglese. Il mio primo cortometraggio, che nel 1997 aveva ricevuto il Prix du Jury a Cannes, Le vacances, aveva un soggetto sociale. Dopo avevo un po’ abbandonato quel tipo di film, a parte Polisse che ho sceneggiato assieme a Maïwenn. Con La Tête Haute ritrovo le radici».
Lei è arrivata al successo con «Elle s’en va», in cui oltre a Catherine Deneuve ha diretto suo figlio Nemo Schiffman. Com’è stato lavorare con lui?
«Molto facile perché penso che sia un eccellente attore».
E Catherine Deneuve? È la protagonista anche di «La Tête Haute». Che cosa c’è alla base della vostra intesa?
«Credo una grande fiducia, è ciò che conta. Catherine Deneuve si lascia guidare perché sa che la filmerò con amore, sa che la amo enormemente e che mi ispira. Per filmare un attore bisogna amarlo, o almeno io ho bisogno di amare le persone con le quali faccio un film».
È vero che è stata la Deneuve a darle l’idea dell’attrice di «Borgen», Sidse Babett Knudsen, per il prossimo film?
«Voglio portare al cinema la storia di Irène Frachon, la dottoressa Protagonisti Emmanuelle Bercot (47 anni) e Vincent Cassel (48) protagonisti di «Mon roi». Diretto da Maïwenn Le Besco («Polisse», 2011), il film, in concorso a Cannes, racconta una storia di passione e di rinascita
«Non sono legata di più a un film o all’altro, il fatto di essere presente con due titoli lo prendo come un grande onore, mi dà piacere più che angoscia».
Che rapporto c’è tra le due carriere?
«Regia e recitazione sono due mondi diversi che non hanno niente a che vedere l’uno con l’altro. Anzi, sono quasi due forze contrarie, perché la messa in scena per me è l’arte del controllo, e la recitazione è l’arte dell’abbandono».
Nelle prime immagini del film «Mon roi» la si vede in sedia a rotelle, è stato difficile interpretare quel ruolo?
«È sempre molto intenso lavorare con Maïwenn perché spinge le cose al parossismo, bisogna dare molto di sé stessi. Interpreto una donna distrutta dalla passione amorosa. Sono stata molto aiutata da Vincent