È vero: studiare fa diventare miopi
Però è sufficiente non tenere i libri troppo vicini agli occhi per «non avere più scuse». E conta moltissimo se mamma o papà portano gli occhiali
Tante mamme non hanno dubbi: se alle elementari il figlio deve mettere gli occhiali è colpa di tablet e videogiochi. Qualcuna invece accusa l’avversità dei bimbi per frutta e verdura: poche vitamine ed ecco che mettere a fuoco da lontano diventa impossibile.
Ma che cosa provoca davvero la miopia? Gli “imputati” sono cambiati nel corso degli anni.
Cent’anni fa, riferisce un recente studio sulla rivista scientifica Perspectives in Public Health, la teoria che andava per la maggiore chiamava in causa la scarsità di luce nelle scuole, poi negli anni Sessanta si è ipotizzato che la genetica fosse decisiva e quindi non si potesse fare nulla per prevenire il difetto. Oggi si è tornati a dare importanza all’ambiente, tenendo però presente che la familiarità conta.
«I geni creano i presupposti perché si instauri il difetto: se mamma e papà vedono male da lontano è molto probabile che il figlio dovrà mettere gli occhiali — spiega Paolo Nucci, direttore della Clinica oculistica universitaria all’ospedale San Giuseppe di Milano e presidente della Società italiana di oftalmologia pediatrica —. Detto questo, il coinvolgimento di alcuni fattori ambientali sembra ormai certo: il lavoro da vicino, ad esempio, rende l’occhio miope. Tenere libri e quaderni a un palmo dal naso, come fanno spesso i bambini e i ragazzi quando studiano, favorisce la comparsa del deficit: liminare la miopia senza l’uso degli occhiali, ma applicando di notte lenti speciali che “comprimono” la cornea nella curvatura giusta, consentendo di vedere bene il giorno dopo. È il presupposto dell’ortocheratologia, che però ha dei limiti. «Realisticamente, può avere un effetto solo su difetti inferiori a un paio di diottrie — dice l’oculista pediatra Paolo Nucci —. Poi, è una terapia “temporanea”: se si toglie la lente notturna e non si “schiaccia” più la cornea, tutto torna come infatti, in molte popolazioni asiatiche, geneticamente predisposte alla miopia, il difetto è strettamente correlato al grado di scolarizzazione».
Tablet e computer sono davvero deleteri per la vista? «Non più dei libri, ma di fronte a un videogioco il tempo vola, e si passano ore, anziché minuti, con gli occhi focalizzati su un punto troppo vicino — spiega l’oculista —. È questo che rende miopi, per cui l’unica prevenzione possibile, visto che studiare è un dovere e vietare l’uso dei computer un’utopia, è far sì che i bambini tengano gli occhi ad almeno 30 centimetri dal foglio o dallo schermo, invitandoli a stare più possibile all’aperto, perché gli orizzonti limitati degli interni non allenano la vista a focalizzare lontano».
Gli integratori servono? «I dati di efficacia sono controversi — risponde Nucci —. Un’alimentazione varia ed equilibrata è più che sufficiente per dare al bambino ciò che è utile per la salute degli occhi:
La diffusione
L’andamento
La gravità prima. Soprattutto, sembra poco ragionevole applicare una lente che lascia passare poco ossigeno proprio durante la notte, quando l’occhio chiuso è in condizioni di maggior fragilità perché mancano l’ammiccamento, le lacrime e l’ossigeno dell’ambiente che possono contribuire a evitare una sofferenza da carenza di “aria”. In altri termini, non è certo che l’ortocheratologia non comporti effetti collaterali di rilievo nel lungo periodo».
La distribuzione nei giovanissimi (5-16 anni)
23,4%
16,4%
14% basta mangiare un po’ di verdura a foglia verde per avere luteina, mentre i frutti a buccia blu come i mirtilli danno gli antociani che servono e con un po’ di mandorle e noci ci si assicura una buona dose di acidi grassi omega 3».
Un metodo di prevenzione in voga in Oriente, dove la miopia è “epidemica” (a Singapore ne soffre il 75% delle persone), è l’uso dell’atropina, farmaco che impedisce all’occhio di accomodare, cioè di mettere a fuoco a distanze inferiori all’infinito, evitando il lavoro oculare da vicino che favorisce la comparsa di miopia. «Le dosi impiegate nei primi studi, pur riducendo il difetto in una buona percentuale dei bimbi trattati, provocavano la dilatazione della pupilla, l’impossibilità di mettere a fuoco e fastidio per la luce: ora si usano dosi cento volte inferiori che sono comunque efficaci, ma meglio tollerate — dice Nucci —. L’atropina però va impiegata sotto stretto controllo medico e non funziona sempre: se ad esempio c’è una forte ereditarietà e il bulbo oculare tende molto ad allungarsi l’effetto è limitato. Tuttavia oggi è presa in considerazione anche in Europa per casi selezionati, come bimbi che già nei primi anni delle elementari hanno una miopia consistente che tende a peggiorare velocemente».
Tablet e videogiochi sono più «pericolosi» della carta perché si usano più a lungo Una dieta ricca di verdure a foglia verde è utile per proteggere la vista