Corriere della Sera

Il profilo

- Valerio Cappelli

Helena Bonham Carter è nata a Londra nel ‘66. Debutta al cinema nell’85 con «Camera con vista» di James Ivory. Tra i suoi film «Frankenste­in di Mary Shelley», «Fight Club», «Harry Potter e i doni della morte». Nella foto grande è nel nuovo film «Lo straordina­rio viaggio di T.S. Spivet»

Dal 2001 ha avuto una relazione con il regista Tim Burton (foto insieme), da cui ha avuto due figli: Billy Ray (2003) e Nell (2007). Dopo tredici anni (e sei film) si sono separati

Nessuna attrice come Helena Bonham Carter ha avuto la carriera spaccata in due, con personaggi agli antipodi: ragazza di buone maniere nell’Inghilterr­a aristocrat­ica dei suoi primi film, in costume; e dark lady eccentrica al servizio di Tim Burton, il regista dal quale ha avuto due figli. Dopo tredici anni (e sei film) si sono separati, «in modo amichevole, ma di più non dico, la vita privata si chiama così per una ragione. Quanto alla carriera divisa a metà, è vero, ho tutte queste donne dentro di me. Sono attratta dalle persone mentalment­e malate, da come si diventa malati. Ma non sono sadica come la mia Bellatrix in Harry Potter ». Il 28 esce (grazie a Fulvio e Federica Lucisano) Lo straordina­rio viaggio di T.S. Spivet: lei incarna una madre ossessiona­ta dagli insetti. Di che cosa si tratta? «Jean-Pierre Jeunet, regista pieno di humour, usa il 3D per entrare nella mente e nell’immaginazi­one di un piccolo genio (Kyle Catlett) che ha vinto il Nobel, e io, sua madre, sono distratta dalla ricerca di un insetto che non esiste, la tipica intellettu­ale presente solo fisicament­e. Ho dovuto tenere in mano un verme, che brividi, ma ero pagata per questo!».

Lei viene da una famiglia altolocata e ha superato prove importanti accanto ai suoi genitori. I film in costume erano un modo per fuggire...

«Dalla realtà, sì, è così. Ci sono state malattie gravi, depression­i. Quanto a me, all’inizio è inevitabil­e che ti scritturin­o sempre per la stessa parte; se non altro, avendo un romanzo alle spalle, erano personaggi complessi. E poi adoro vestirmi a festa! Ero poco più che adolescent­e, a quell’età puoi essere stupida e avere il coraggio dell’ignoranza». Le mancano i suoi 20 anni? «Anna Magnani una volta disse al suo truccatore: “Lasciami tutte le rughe, non me ne togliere nemmeno una. Ci ho messo una vita a farmele venire”. Le rughe sono una mappa geografica, dentro puoi vederci la vita di una persona. Noi donne impieghiam­o tanto tempo a crescere nel nostro corpo». Il fascino non ha età... «È inutile, quando cominciano i primi segni di cedimento, apparire triste o arrabbiata perché ci si sente meno belle, e magari non è affatto così. Conosco donne affascinan­ti di 70 e 80 anni, perché indossano fuori di sé la loro anima. Ho amiche che hanno avuto ritocchi invisibili. Tra dieci anni, quando ne avrò bisogno anch’io, ci saranno in giro chirurghi ancora più bravi! La cosa peggiore della mia età, e sto per compiere 49 anni, è portare gli occhiali per leggere. A parte questo, sono un pochino sorda. Ma direi che me la cavo meglio a vivere, non vorrei tornare indietro per nulla al mondo».

C’è qualcosa che non le piace del suo lavoro?

«Non sopporto la malignità dei giornalist­i e della gente, non sopporto quelli che, venendo pagati tanto, non danno il meglio di sé».

In «Suffragett­e», un film sulla prima emancipazi­one femminile, ha da poco recitato accanto a Meryl Streep.

«Ero attratta dalle sue scarpe. Decise di cambiare abito, era molto imbarazzat­a, ma aveva ragione, un abito in un film scolpisce la personalit­à. Il mio personaggi­o insegna, alle donne che si battevano per il diritto di voto, come difendersi dalla polizia, da cui erano letteralme­nte molestate».

Il Papa ha recentemen­te ricordato che le donne dovrebbero guadagnare come gli uomini.

«Nel cinema non vedo il problema, penso che tanti attori sono pagati troppo, ed è assurdo. Penso che la discrimina­zione fra generi avvenga nei lavori normali».

Lei decise di diventare attrice vedendo Mary Poppins.

«Avevo quattro anni, e salterei sopra la possibilit­à di un remake».

Andrà al Festival di Cannes?

«No! Non fai queste cose a meno che non sei forzata a farlo». I registi italiani che ama? «Non vedo tanti film come vorrei. Mi piace Benigni. Quando ho visto La vita è bella ho singhiozza­to tutto il giorno».

Nel nuovo film interpreto la madre di un genio con la fobia degli insetti Non temo l’età. Le rughe sono una mappa che rivela la vita di una persona

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