IL DESTINO BLOCCATO DI UN PARTITO
Contenuti e leadership Forza Italia è per il momento bloccata: non può vivere né con, né senza Berlusconi. Serve anche un programma coerente, basato per esempio, come suggerisce Martino, sul superamento della tassazione progressiva
Il buon risultato del Partito democratico nel Trentino e, insieme, la débâcle di Berlusconi e i successi dei 5 Stelle e della Lega, sono musica soave per le orecchie di Matteo Renzi. Confermano ciò che già si sapeva, ossia che, in assenza di un’opposizione credibile, egli è attualmente, e lo sarà probabilmente, per molto tempo, imbattibile, inaffondabile.
Il punto decisivo, naturalmente, è lo stato comatoso di Forza Italia. Si tratta di un partito in cui il declino del carisma del fondatore ha aperto la strada a una miriade di conflitti fra i notabili che si disputano pezzi di eredità, che litigano per assicurarsi porzioni di territorio dell’antico regno: un partito che anche per questo (ma non solo per questo) non è più in grado di attrarre gli elettori di centrodestra. Ai partiti carismatici nei quali il carisma del leader si indebolisce o evapora, accade più o meno ciò che accade agli «Stati falliti» (come la Libia): i signori della guerra cominciano a scannarsi fra loro e ciò continua fin quando non arriva qualcuno, più potente o abile, a sottometterli con la forza.
Forza Italia è, al momento, un partito «bloccato», non può vivere né con né senza Berlusconi. Da un lato, non può farne a meno perché lui è il fondatore e solo lui può decidere se e quando tirarsi fuori. E anche perché, pur essendo la stella di Berlusconi offuscata, egli resta comunque l’unico leader che possa ancora fare presa su settori dell’elettorato conservatore: qualcuno che riesca a prenderne il posto non è ancora emerso.
Dall’altro lato, è ormai nella consapevolezza generale che il vecchio leader non sia più in grado di calamitare i consensi di un tempo. In questo modo, però, molti italiani si trovano privi di riferimento politico. Sono costretti a dividersi fra chi sceglie (provvisoriamente?) Renzi, chi sceglie l’astensione, e chi si fa ammaliare da coloro che urlano più forte, Grillo e Salvini.
Ma poiché Berlusconi resta, nonostante tutto, molte spanne al di sopra degli altri politici di centrodestra, sembra anche il solo ancora capace di intuizioni giuste: tale potrebbe essere l’idea di dare vita a un Partito repubblicano (ispirato ai conservatori americani). Solo che non basta creare un contenitore nuovo. Occorre anche rinnovare la leadership. E la leadership, a sua volta, non può essere rinnovata senza un rinnovamento delle idee. Il Foglio rilevava correttamente ieri quanto sia ottuso, ad esempio, da parte di esponenti di Forza Italia, l’accodarsi (col solo scopo di dar fastidio al governo Renzi) alla sentenza della Corte costituzionale sulle pensioni. Non è ottuso solo perché quella sentenza calpesta una legge del governo Monti a suo tempo votata da Forza Italia. Lo è anche perché impedisce a Forza Italia (o al Partito repubblicano in fieri) di adottare una piattaforma politica coerente. Non puoi, ad esempio, puntare, come un Partito repubblicano degno del nome dovrebbe fare, alla riduzione drastica delle tasse e, contemporaneamente, applaudire una sentenza che colpisce i conti pubblici, rischia di far lievitate le tasse, o comunque di bloccarne la riduzione, e può piacere, pertanto, solo agli statalisti, non a dei liberali anti tasse (ammesso che siano tali davvero e non per finta). Ha ragione probabilmente Antonio Martino, economista liberale e uno dei fondatori di Forza Italia, quando ritiene che il rilancio potrebbe avvenire solo intorno a una piattaforma politica centrata sull’idea del superamento della tassazione progressiva e dell’introduzione della flat tax (non importa quanto guadagni: tolta la fascia dei più poveri, esentati dalle tasse, il prelievo fiscale dovrebbe essere una percentuale x uguale per tutti). Se diventasse qualcosa di diverso da uno slogan ma un progetto politico coerente, fattibile, e pertanto credibile nel giudizio degli elettori, avrebbe anche, probabilmente, effetti dirompenti, avrebbe la capacità di calamitare i consensi di mezzo Paese. Se fosse poi davvero adottata, la flat tax accentuerebbe le disuguaglianze (per questa ragione può essere proposta solo da destra, non da sinistra) ma avrebbe anche, assai plausibilmente, la capacità di innescare una crescita economica vigorosa, forse anche, nel tempo, spettacolare. Poiché, a quanto si è letto, anche Salvini sembrerebbe orientato ad adottare una simile proposta, questo potrebbe diventare un motivo di convergenza fra una Forza Italia rinnovata e la Lega.
C’è un ampio elettorato di centrodestra che al momento si sente politicamente orfano, non rappresentato. Ma può essere riconquistato se gli si presentano nuovi leader e nuove idee. Se ciò accadesse, Renzi troverebbe subito pane per i suoi denti e, per vincere, dovrebbe faticare molto di più di quanto non fatichi oggi.