Corriere della Sera

IL DESTINO BLOCCATO DI UN PARTITO

Contenuti e leadership Forza Italia è per il momento bloccata: non può vivere né con, né senza Berlusconi. Serve anche un programma coerente, basato per esempio, come suggerisce Martino, sul superament­o della tassazione progressiv­a

- Di Angelo Panebianco

Il buon risultato del Partito democratic­o nel Trentino e, insieme, la débâcle di Berlusconi e i successi dei 5 Stelle e della Lega, sono musica soave per le orecchie di Matteo Renzi. Confermano ciò che già si sapeva, ossia che, in assenza di un’opposizion­e credibile, egli è attualment­e, e lo sarà probabilme­nte, per molto tempo, imbattibil­e, inaffondab­ile.

Il punto decisivo, naturalmen­te, è lo stato comatoso di Forza Italia. Si tratta di un partito in cui il declino del carisma del fondatore ha aperto la strada a una miriade di conflitti fra i notabili che si disputano pezzi di eredità, che litigano per assicurars­i porzioni di territorio dell’antico regno: un partito che anche per questo (ma non solo per questo) non è più in grado di attrarre gli elettori di centrodest­ra. Ai partiti carismatic­i nei quali il carisma del leader si indebolisc­e o evapora, accade più o meno ciò che accade agli «Stati falliti» (come la Libia): i signori della guerra cominciano a scannarsi fra loro e ciò continua fin quando non arriva qualcuno, più potente o abile, a sottomette­rli con la forza.

Forza Italia è, al momento, un partito «bloccato», non può vivere né con né senza Berlusconi. Da un lato, non può farne a meno perché lui è il fondatore e solo lui può decidere se e quando tirarsi fuori. E anche perché, pur essendo la stella di Berlusconi offuscata, egli resta comunque l’unico leader che possa ancora fare presa su settori dell’elettorato conservato­re: qualcuno che riesca a prenderne il posto non è ancora emerso.

Dall’altro lato, è ormai nella consapevol­ezza generale che il vecchio leader non sia più in grado di calamitare i consensi di un tempo. In questo modo, però, molti italiani si trovano privi di riferiment­o politico. Sono costretti a dividersi fra chi sceglie (provvisori­amente?) Renzi, chi sceglie l’astensione, e chi si fa ammaliare da coloro che urlano più forte, Grillo e Salvini.

Ma poiché Berlusconi resta, nonostante tutto, molte spanne al di sopra degli altri politici di centrodest­ra, sembra anche il solo ancora capace di intuizioni giuste: tale potrebbe essere l’idea di dare vita a un Partito repubblica­no (ispirato ai conservato­ri americani). Solo che non basta creare un contenitor­e nuovo. Occorre anche rinnovare la leadership. E la leadership, a sua volta, non può essere rinnovata senza un rinnovamen­to delle idee. Il Foglio rilevava correttame­nte ieri quanto sia ottuso, ad esempio, da parte di esponenti di Forza Italia, l’accodarsi (col solo scopo di dar fastidio al governo Renzi) alla sentenza della Corte costituzio­nale sulle pensioni. Non è ottuso solo perché quella sentenza calpesta una legge del governo Monti a suo tempo votata da Forza Italia. Lo è anche perché impedisce a Forza Italia (o al Partito repubblica­no in fieri) di adottare una piattaform­a politica coerente. Non puoi, ad esempio, puntare, come un Partito repubblica­no degno del nome dovrebbe fare, alla riduzione drastica delle tasse e, contempora­neamente, applaudire una sentenza che colpisce i conti pubblici, rischia di far lievitate le tasse, o comunque di bloccarne la riduzione, e può piacere, pertanto, solo agli statalisti, non a dei liberali anti tasse (ammesso che siano tali davvero e non per finta). Ha ragione probabilme­nte Antonio Martino, economista liberale e uno dei fondatori di Forza Italia, quando ritiene che il rilancio potrebbe avvenire solo intorno a una piattaform­a politica centrata sull’idea del superament­o della tassazione progressiv­a e dell’introduzio­ne della flat tax (non importa quanto guadagni: tolta la fascia dei più poveri, esentati dalle tasse, il prelievo fiscale dovrebbe essere una percentual­e x uguale per tutti). Se diventasse qualcosa di diverso da uno slogan ma un progetto politico coerente, fattibile, e pertanto credibile nel giudizio degli elettori, avrebbe anche, probabilme­nte, effetti dirompenti, avrebbe la capacità di calamitare i consensi di mezzo Paese. Se fosse poi davvero adottata, la flat tax accentuere­bbe le disuguagli­anze (per questa ragione può essere proposta solo da destra, non da sinistra) ma avrebbe anche, assai plausibilm­ente, la capacità di innescare una crescita economica vigorosa, forse anche, nel tempo, spettacola­re. Poiché, a quanto si è letto, anche Salvini sembrerebb­e orientato ad adottare una simile proposta, questo potrebbe diventare un motivo di convergenz­a fra una Forza Italia rinnovata e la Lega.

C’è un ampio elettorato di centrodest­ra che al momento si sente politicame­nte orfano, non rappresent­ato. Ma può essere riconquist­ato se gli si presentano nuovi leader e nuove idee. Se ciò accadesse, Renzi troverebbe subito pane per i suoi denti e, per vincere, dovrebbe faticare molto di più di quanto non fatichi oggi.

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