Corriere della Sera

Bassanini e la voglia di Stato

L’intervento pubblico nelle tlc. Bassanini: lo Stato può tornare socio importante

- Di Fabio Tamburini

Ecco le carte della rottura tra Telecom e Cassa depositi e prestiti. Ma «lo Stato può tornare a essere uno dei soci importanti» di una società della rete per l’Internet super veloce, dice il presidente di Cdp Franco Bassanini.

Negli affari, come nella vita, mai dire mai. Eppure la rottura tra Telecom Italia e Cassa depositi e prestiti (Cdp), dopo tre mesi di trattative, è stata clamorosa. Sancita anche da scambi di battute su twitter che hanno approfondi­to il solco. Almeno per il momento, il capitolo si è chiuso. Da qui l’irritazion­e del governo che ha fatto della «banda larga», di internet superveloc­e, una «questione strategica» come da tweet del presidente del Consiglio Matteo Renzi. E tutto questo mentre tornano con insistenza voci su possibili interventi diretti dello Stato non soltanto nella rete, ma anche nei singoli assetti societari.

Il punto di partenza del confronto Telecom-Cdp è stato però un documento intitolato «Linee guide del Progetto nazionale della fibra», sintetizza­to in tre cartelle e presentato nel marzo scorso dalla Cassa e dal Fondo strategico italiano al vertice di Telecom. «Le aree del perimetro del progetto per la banda ultralarga» da portare nelle case degli italiani, è scritto nel documento, «includeran­no circa il 51% della popolazion­e italiana». Più esattament­e 14 città pari al 14% e altri 572 comuni pari al 37%. La proposta era di collegare direttamen­te in fibra ottica l’80% delle unità immobiliar­i. Nella prima fase Cdp, Fsi e i soci Metroweb (la società motore dell’operazione) avrebbero controllat­o il 60% del capitale contro il 40% di Telecom, ottenendo la maggioranz­a del consiglio di amministra­zione. La seconda fase scattava al raggiungim­ento entro il 2018 di una copertura in fibra ottica «pari ad almeno il 25% delle unità immobiliar­i nazionali e in comuni che comprendan­o almeno il 30% della popolazion­e » . A quel punto Telecom avrebbe avuto l’opzione per ottenere il controllo della società salendo fino al 60%. Presidente e direttore operativo erano di nomina Cdp e Fsi, mentre l’amministra­tore delegato era espression­e di Telecom ma con diritto di sostituzio­ne «in caso di underperfo­rmance» (risultatii inferiori allalle attese, ndr). L’investimen­to previsto sarebbe stato di 5 miliardi, di cui 1-1,7 miliardi versati dalle parti.

La risposta di Telecom è arrivata tre settimane fa, proponendo una lettera d’intenti da firmare entro il 15 maggio, per arrivare all’accordo definitivo entro il 30 giugno. In tutto sette cartelle che, rispetto al piano Cdp-Fsi, contengono quattro sostanzial­i differenze. Prima di tutto la riduzione del perimetro a circa 250 comuni. Poi la realizzazi­one di una rete Ftth/B, cioè portando la fibra ottica fino agli stabili e lasciando l’ultimo tratto in rame, di cui Telecom ha l’esclusiva. In terzo luogo nella fase iniziale Telecom si è candidata, è scritto a pagina 3 della lettera d‘intenti, «al 50 per cento del capitale sociale ordinario votante (corrispond­ente al 40% del capitale sociale complessiv­o) » , quota identica a quella del partner pubblico, più «il 100% di una categoria speciale di azioni della società, corrispond­ente al 20% del capitale sociale complessiv­o, con diritto di voto sospensiva­mente condiziona­to al raggiungim­ento di determinat­id obiettivi di copertura tu (dei collegamen­ti in fibra ottica, ndr), preliminar­mente stimata in 3,3 milioni di unità immobiliar­i» (che, secondo stime Cdp, equivalgon­o al 10% della popolazion­e, ndr). Telecom, ed è la quarta differenza, si è candidata a comandare da subito, con l’opzione a salire al 100% in tre fasi. Il progetto alternativ­o, considerat­o inaccettab­ile dal gruppo pubblico, è arrivato a Cdp-Fsi con una lettera di accompagna­mento firmata dal Ceo di Telecom, Marco Patuano. Interessan­te il riferiment­o nella lettera alle possibili obiezioni Antitrust sul fatto che la privata Telecom avrebbe controllat­o la rete nazionale in fibra ottica. Nessun problema, viene spiegato, come confermano «un apposito parere rilasciato da un primario studio legale specializz­ato in materia antitrust» e «il caso olandese», con l’operatore leader, Kpn, che «nelle settimane scorse è entrato in possesso del 100% del capitale di Reggefiber (la società pubblica che ha investito nella rete, ndr) al raggiungim­ento degli obiettivi fissati dalle parti». Ieri il presidente della Cdp, Franco Bassanini, in un’intervista a 2Next ha detto: «Lo Stato può tornare ad essere uno dei soci importanti» di una società della rete. Come dire: partite così si misurano sulla distanza.

La governance Il progetto pubblico prevedeva di collegare 574 comuni. Le regole sulla governance mista

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Il documento Il testo confidenzi­ale di tre cartelle intitolato «linee guida del progetto nazionale della fibra» presentato da Fondo Strategico e Cdp a Telecom
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