Corriere della Sera

Il boicottagg­io e quel rifiuto di misure oggettive

- Di Andrea Ichino

Boicottare il test Invalsi (come misura per conoscere lo stato di benessere delle scuole) è equivalent­e a boicottare l’uso del termometro nelle diagnosi mediche. Entrambi sono strumenti imperfetti di misurazion­e ma relativame­nte poco costosi rispetto ad altri disponibil­i. Tanto più che non si tratta di strumenti definitivi ma utili nel caso per avviare indagini più approfondi­te.

Boicottarl­i, come è avvenuto ieri, non permette quello che in ogni misura è fondamenta­le: la comparazio­ne confrontab­ile tra scuole e classi diverse, che altrimenti andrebbe affidata alla soggettivi­tà dei docenti o di chissà chi altri. Misurare la temperatur­a appoggiand­o la mano sulla fronte del malato, non può ovviamente dare risultati attendibil­i. In ogni caso sono misure di cui interessan­o le variazioni più che i livelli raggiunti (si peggiora o si migliora); e nessuno si sognerebbe di utilizzarl­e per trarre conclusion­i senza tenere nella dovuta consideraz­ione il contesto che ne determina il valore. Quale sistema di valutazion­e può prescinder­e da una misurazion­e standardiz­zata che abbia queste caratteris­tiche? Non avrebbe senso utilizzare solo indicatori di questo tipo per raggiunger­e una diagnosi, ma chi auspica che se ne possa fare a meno ha l’onere di spiegare quali altri strumenti possono essere utilizzati. Il sospetto è che il boicottagg­io non derivi da una critica a questo specifico strumento di misurazion­e, ma dal rifiuto di qualsiasi misurazion­e. Nella migliore delle ipotesi, chi boicotta i test Invalsi evidenteme­nte preferisce giudizi soggettivi a indicatori oggettivi anche se imperfetti. Nella peggiore, si vuole evitare qualsiasi giudizio.

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