Corruzione, l’intesa c’è. E ora si accelera sulle intercettazioni
I centristi ritirano gli emendamenti, si tratta sulla prescrizione. Orlando: via libera prima delle Regionali
Un vertice di maggioranza così lungo e teso — dedicato ai tempi della legge anticorruzione (da approvare entro maggio) e alle norme più severe sulla pubblicazione delle intercettazioni (in Aula già a giugno) — non si vedeva da molto tempo. Presenti: il ministro della Giustizia Andrea Orlando, il viceministro Enrico Costa, i capigruppo Dem Luigi Zanda e Ettore Rosato (vicario), i capigruppo centristi Maurizio Lupi e Renato Schifani, il responsabile giustizia Dem Davide Ermini, gli emissari socialisti e di Scelta civica oltre la presidente della commissione Giustizia Donatella Ferranti e i senatori Peppe Lumia (Dem) e Nico D’Ascola (Ap). Un vero plenum, quello andato in scena nella Sala verde di via Arenula, in cui ad alzare la voce ci ha pensato l’ex ministro Lupi (Ap) che ha rivendicato la «dignità che meritano tutti i partiti di governo».
Se infatti il Pd ha incassato finora responsabilità civile dei magistrati e autoriciclaggio e sta per portare a casa il ddl anticorruzione (con il reato di falso in bilancio), i centristi La carriera Andrea Orlando, 46 anni, ligure, è ministro della Giustizia del governo Renzi dal febbraio 2014. In precedenza, è stato ministro dell’Ambiente nell’esecutivo guidato da Enrico Letta hanno presentato il conto su prescrizione, intercettazioni e nuova legge elettorale del Csm. A quel punto, però, la discussione al vertice di maggioranza si è impantanata. Il partito di Alfano ha provato a mettere in dubbio pure l’iter del ddl Grasso (anticorruzione) ormai arrivato all’ultimo chilometro alla Camera. E ci è voluto il risoluto intervento del premier Matteo Renzi (avvertito dell’impasse, ha dichiarato in tempo reale che «sarebbe buono se i deputati lavorassero anche l’ultima settimana di maggio in modo da approvare al legge anticorruzione prima delle elezioni») per imporre la linea del Nazareno. Ermini del Pd ha dunque letto con gusto il messaggio presidenziale ai partecipanti al vertice e lì si è capito che sul ddl Grasso la partita è chiusa.
Così i centristi sono stati in qualche modo «costretti» a ritirare i loro emendamenti in commissione al ddl Grasso e la presidente Ferranti è potuta correre alla Camera e far approvare senza modifiche il testo che andrà in Aula il 15 per poi essere approvato prima di fine maggio. Schifani, poi, ha annunciato, come fuoco di interdizione, che gli emendamenti verranno riproposti in Aula.
Da qui al 20 maggio, infatti, c’è tempo per trattare sui temi caldi della giustizia perché i centristi, dopo il martellamento del viceministro Costa che va avanti da settimane, non intendono mica rimanere a bocca asciutta: per ora ottengono un «tavolo» per accorciare i tempi della prescrizione sul reato di corruzione (l’aumento della metà calerà a un quarto) modificando, e quindi spingendo verso l’estate, il testo ora all’esame del Senato. Ma nel piatto forte che porta a casa Alfano ci sono pure una commissione ministeriale promessa da Orlando sul Csm e, soprattutto, l’accelerazione per nuove norme più severe sulla pubblicazione delle intercettazioni telefoniche contenute nel ddl penale presentato dal Guardasigilli. Dopo l’audizione in commissione dei direttori dei giornali (20 maggio), si andrà in Aula a giugno, si voterà a luglio e, forse, «la delega al governo sulle intercettazioni verrà trasformata in vero articolato», anticipa Ermini.
Nel vertice fiume di via Arenula si è parlato di tutto ma molto poco del ddl sui reati ambientali che martedì, dopo mille rinvii, affronta l’ennesimo (si spera l’ultimo) passaggio in aula al Senato.