Scambi Usa-Asia, arriva lo stop
Stop imprevisto, anche se non definitivo, al trattato commerciale tra Stati Uniti e i Paesi asiatici mentre anche le prospettive di un accordo di «free trade» Usa-Ue diventano molto più problematiche. Obama ieri ha subito una bruciante sconfitta in Senato dove la mozione procedurale necessaria per mettere in votazione la legge che dà alla Casa Bianca il potere di siglare accordi commerciali internazionali vincolanti è stata approvata (52 sì, 45 no) ma non col quorum di 60 voti necessario per sottrarla alla paralisi del «filibustering». Vicenda bruciante per il presidente perché questa pratica ostruzionistica, tante volte rinfacciata da Obama alla destra nei suoi 6 anni di presidenza, stavolta è stata usata dal suo stesso partito. I repubblicani, tradizionalmente favorevoli al libero scambio, avevano infatti deciso di votare in blocco a favore della concessione dei poteri al presidente. Ma i democratici hanno deciso che avrebbero dato via libera alla «corsia preferenziale» (indispensabile per negoziare accordi vincolanti con altri Paesi) solo se nel provvedimento fossero state inserite misure per proteggere i lavoratori messi fuori gioco dalla globalizzazione, per rafforzare le norme contro il lavoro minorile e contro i comportamenti anticompetitivi. Alla fine è stato aggiunto anche un oscuro emendamento sulla lotta contro la manipolazione delle valute.
I repubblicani non hanno accettato di inserire alcune di queste modifiche, lasciando Obama a vedersela con la rivolta del suo partito. La Casa Bianca proverà a ricucire, ma non sarà facile anche perché, al di là della disputa destra-sinistra sulla protezione del lavoro, Paesi come Giappone e Malesia hanno chiarito di non essere disposti a firmare accordi che comportano vincoli valutari.