Exor stringe la presa e rilancia su PartnerRe
Il rilancio è di 400 milioni di dollari sui 6,4 miliardi dell’offerta iniziale. Eppure la carta più importante calata da Exor sul tavolo di PartnerRe è un’altra. Al «no» ricevuto dal consiglio, John Elkann risponde anche con una veloce mossa di mercato: per 572 milioni di dollari, la holding italiana si è assicurata il 9,32% della compagnia, il ruolo di primo azionista, la certezza di potersi giocare la posta direttamente in assemblea. Con chance evidenti. Il rifiuto arrivato la settimana scorsa da Bermuda, dove ha sede PartnerRe, aveva di fatto annullato la possibilità che Exor andasse all’esame dei soci insieme alla proposta concorrente, la fusione con Axis. Una decisione che la finanziaria di casa Agnelli aveva già bollato come «frutto di un processo difettoso», e nuovamente denunciata dal consiglio di ieri (convocato per la trimestrale, chiusa con 40,6 milioni di utili). La «proposta vincolante e irrevocabile» approvata all’unanimità migliora ulteriormente (al 10%) il premio rispetto al valore implicito riconosciuto dal merger con Axis. Torino chiede dunque al board PartnerRe «di raccomandare la proposta chiaramente superiore e totalmente in denaro di Exor». Se non avvenisse, l’arma di riserva è la presenza in assemblea. Non solo con il 9,32%: la holding raccoglierà deleghe e solleciterà gli altri soci a votare contro la fusione. Sul piatto mette anche l’immediata firma del contratto. Messaggio finale di Elkann: «Ci auguriamo che il consiglio di PartnerRe accetti e faccia la cosa giusta».